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Al via la discussione su piano rifiuti

Raggiungere il 65% di raccolta differenziata in ogni ambito territoriale e il 50% del tasso di riciclaggio complessivo, oltre a una sensibile riduzione della produzione di rifiuti entro il 2020: sono solo alcuni degli obiettivi del Piano regionale di gestione dei rifiuti urbani e dei fanghi di depurazione 2012-2020, la cui discussione è cominciata in Consiglio regionale martedì 8 marzo.
Le novità della norma sono diverse, come ha illustrato in aula l’assessore all’Ambiente Alberto Valmaggia, e consentiranno – se approvate – di raggiungere tutti gli obiettivi espressi dalla disciplina nazionale e comunitaria, che negli ultimi anni si è evoluta al punto di trasformare la gestione dei rifiuti in uno strumento di natura economica ed ambientale, nel solco tracciato dal legislatore europeo, e che oggi viene da più parti definito come “economia circolare”.
Per i rifiuti residuali non riciclabili, stimati al 2020 complessivamente pari a 671 mila tonnellate, il piano prevede la loro valorizzazione energetica o direttamente nel termovalorizzatore di Torino (346 mila tonnellate) o previsa produzione di combustibile solido secondario (96 mila tonnellate) da inviare in parte al cementificio di Robilante e in parte in impianti fuori regioni.
Numerosi gli interventi in aula. Per i consiglieri del Partito Democratico (Silvana Accossato, Paolo Allemano, Andrea Appiano, Antonio Ferrentino, Valter Ottria) “è un provvedimento che i territori attendono da molti anni. Abbiamo organizzato assemblee pubbliche in tutti i Comuni perché il nostro gruppo ha detto da subito che il piano non era quello che il Piemonte si aspettava, per cui grazie al Pd è partito un lungo confronto che ci ha portato al testo di cui discutiamo oggi. Si è arrivati a sostanziali miglioramenti grazie agli emendamenti della Giunta e al nostro odg 656, firmato da tutti i gruppi di maggioranza”.
Compatto nelle critiche il M5S con Giorgio Bertola, Gianpaolo Andrissi, Stefania Batzella, Mauro Campo, Paolo Mighetti e Federico Valetti: “In questo piano rifiuti di economia circolare c’è molto poco. Si prevedono solo inceneritori. Voi l’economia circolare non l’avete mai inserita nel piano, che nasce già vecchio e sarebbe stato ambizioso vent’anni fa. Abbiamo fatto un lungo lavoro, con i nostri settanta emendamenti, per arrivare a dei miglioramenti che in parte abbiamo ottenuto, ma non ci soddisfa ancora. Interverremo con altre proposte. Le tecnologie, le prassi, le politiche, consentirebbero oggi scelte diverse. Nel nostro paese si tende, invece, a perseguire il minimo sforzo, siamo pieni di discariche traboccanti, potremmo evitarlo in maniera molto più efficace. Invece mandiamo i rifiuti negli inceneritori con terra e acqua che sono già pesantemente inquinate”.
Forti dubbi anche da Diego Sozzani e Gianluca Vignale (Fi): “Il piano rifiuti porta con se un pesante carico economico, sotto forma di nuove imposte, e dal punto di vista culturale e sociale visto che sposa l’idea nuovamente della realizzazione di nuovi inceneritori. Nasce vecchio, sia perché si basa su dati del 2013, sia perché non ha il coraggio di innovare e di affrontare l’argomento con la volontà di trasformare il Piemonte in un esempio e un laboratorio per tutto il territorio italiano. La norma che prevede di passare nell’arco dei prossimi 4 anni dal 52 al 65%, sarà l’ennesima tassa occulta che il centrosinistra farà pagare ai cittadini piemontesi”.
In conclusione il capogruppo Sel, Marco Grimaldi: “Le previsioni della città di Torino sulla raccolta differenziata rischiano di rallentare un piano che diventerà ambizioso solo nel 2030. È necessario che la Regione trovi le risorse per cofinanziare circa 15 milioni di euro di interventi nel capoluogo, le stime di Amiat ci dicono che per ogni milione investito si innalza di un punto percentuale la differenziata”.


 

Interrogazioni e interpellanze

Ripristino di una corsa sulla linea Casale Monferrato- Torino

L’assessore ai Trasporti, Francesco Balocco, ha risposto all’interrogazione n. 806 del consigliere Massimo Berutti (Fi) sul ripristino della corsa ferroviaria delle ore 15.40 sulla linea Casale monferrato-Torino, frequentata da molti studenti pendolari.

L’assessore ha dichiarato che approfondirà la segnalazione e verificherà che ci sia un adeguato servizio alternativo da parte del sistema gomma, peraltro ora di competenza del bacino provinciale alessandrino.

Possibile valorizzazione dell’Alessandrino quale retroporto

L’assessore ai Trasporti, Francesco Balocco, ha risposto all’interrogazione n. 839 del consigliere Massimo Berutti (Fi) sulle prospettive di sviluppo del territorio alessandrino quale retroporto al servizio dei porti liguri.

Balocco ha affermato che fra gli interventi di adeguamento prioritari per l’interporto di Rivalta Scrivia si ritiene necessario l’adeguamento e il potenziamento della stazione di Rivalta Scrivia, mentre si prevede in un arco temporale di medio-lungo termine la necessità del ripristino del raccordo di Novi ligure. Inoltre, in attuazione dell’accordo di valorizzazione dell’area logistica della Valle Scrivia e dell’Alessandrino è stato svolto uno studio affidato da Rfi alla società Istiee di Trieste e a breve è previsto che Rfi proponga ulteriori approfondimenti.


 

Interrogazioni a risposta immediata

Casi di meningite in Piemonte

L’assessore alla Sanità Antonio Saitta ha risposto all’interrogazione n.951, presentata dalla consigliera Maria Carla Chiapello (Moderati), sui protocolli di emergenza attivati in Piemonte per alcuni casi di meningite.

L’assessore ha precisato che in Piemonte non c’è alcuna emergenza sanitaria e che le meningiti batteriche sono un evento estremamente raro, che nella Regione è stato registrato solo una volta nel 2015 e una nel 2016. “Per tutti i casi di meningite batterica – ha comunque risposto Saitta – si utilizzano le linee guida ministeriali che prevedono l’esecuzione di un’indagine epidemiologica con identificazione dei contatti stretti e il loro trattamento profilattico con antibiotici. Chiaramente in Piemonte non ci sono le condizioni per procedere alla vaccinazione di massa attivata in Toscana. La soglia di intervento è 10 casi per 100 mila abitanti in tre mesi, noi abbiamo avuto 1 caso su 4,3 milioni di abitanti in 12 mesi. Attualmente non vacciniamo ancora contro il meningococco B, come invece fa la Toscana, per il fatto che il nuovo piano vaccini, che ne prevede l’introduzione, non è ancora stato inserito nei nuovi Lea, e noi, come noto, siamo ancora in piano di rientro quindi impossibilitati ad erogare prestazioni extra-Lea”.

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