Bombe, missili, colpito un orfanotrofio, bambini morti, civili. L’ultimo bollettino di guerra dalla Terra Santa crea profondo sconforto. 60 anni di guerra infinita tra due popoli, tra due terre, Israele e Palestina. Là dove gli alberi dell’ulivo svettano al cielo e non sono simboli di pace ma di sangue. Siamo abituati a questo conflitto ma non ci si deve abituare alla morte, all’odio e mai come questa volta ciò che sta avvenendo è semplicemente disarmante.
Il pretesto del conflitto e la sua escalation sta nel rapimento di alcuni ragazzi israeliani, poi le successive rappresaglie e infine la guerra. Lo leggiamo come un pretesto per la violenza e l’efferatezza spropositata rispetto all’accaduto e soprattutto perché avvenuto poco dopo la preghiera comune voluta da Papa Francesco in Vaticano alla presenza dei presidenti dei Paesi d’Israele e Palestina.
È stato il tentativo da parte di un uomo di pace di scongiurare quanto stava per avvenire; le diplomazie, probabilmente erano informate sui venti di guerra imminenti e il Papa ha tentato di riportare al dialogo le parti. Purtroppo, però, le guerre si decidono a tavolino, secondo l’economia delle armi, secondo i poteri degli interessi non secondo il buon senso di un uomo di fede.
Grazie comunque, Santità, per averci provato!
Fausta Dal Monte