dialessandria.it - no photo
dialessandria.it - no photo

Il passato dell’alluvione, della devastazione causata dal Tanaro il 6 novembre 1994 e delle scelte sbagliate o mancate della politica. Il futuro delle proposte, delle iniziative e di una gestione ancora indefinita per tempistica e modalità.
Il convegno “Cittadella di Alessandria. Prima e dopo l’alluvione. Idee per il futuro”, tenutosi ieri sera all’ex Taglieria del Pelo di Alessandria, ha offerto un quadro ampio sulla fortezza, rievocando personaggi e situazioni passate e cercando di immaginare un domani sostenibile e compatibile con le attuali condizioni delle risorse pubbliche.

Ad aprire la serata é stato Guido Ratti, presidente del Comitato Difesa Cittadella, il quale ha preceduto il cuore del suo intervento con un ricordo di Franco Borsalino, Tuccio Parodi e del maresciallo Delio Zammarchi.
Ratti ha denunciato, come in altre occasioni, la costante usura e devastazione che ha colpito la Cittadella negli ultimi vent’anni: alla presenza di “presenze poco consone” al carattere monumentale della fortezza, infatti, s’è aggiunta l’eliminazione della fontana storica (ricostruita con esiti diversi) e dell’originario pennone (sostituito con un altro).
Il presidente del Comitato ha attribuito i meriti della salvaguardia del monumento all’associazione da lui guidata, al FAI e ai Bersaglieri e ha stigmatizzato la recente proposta di abbattimento di un “ponticello” del ‘700, che conduce lungo la via di soccorso (l’accesso occidentale, “l’unico che ha il paesaggio salvo”).
La responsabilità dell’immobilismo pluridecennale, per Ratti, non é da attribuire solo al Comune ma anche all’esercito, che ha gestito il bene per molti anni prima della dismissione nel 2007. “A vent’anni dall’alluvione” – ha concluso – non abbiamo imparato nulla: i rioni che sono stati edificati di più sono stati proprio il Cittadella e l’Orti”, quelli più colpiti dalla piena del Tanaro. Tra il serio e il faceto, Ratti ha proposto di chiudere con barriere di I e II livello le porte di accesso della fortezza, evocando un rimedio adottato a Genova per la piena del Bisagno.

Maurizio Sciaudone, consigliere comunale del Nuovo Centro Destra, ha offerto alla sala, con un buon numero di persone ma senza presenze di giovani, l’opportunità di visionare un filmato risalente ai giorni successivi al l’ondata del 6 novembre ’94. All’epoca Sciaudone era in servizio presso la Cittadella in qualità di sottufficiale dell’Esercito ed ebbe il compito di lavorare nell’emergenza di quei giorni.
I ricordi del consigliere hanno accompagnato le immagini con piene di fango e detriti, cui hanno fatto fronte i commilitoni del 21^reggimento, “dimenticati” dalla carente “memoria storica” di Alessandria. I lavori di recupero durarono fino al marzo del 1995. “Se non ci fosse stata la Cittadella, sarebbe arrivata ancora più acqua in città”, ha detto Sciaudone.

Pier Luigi Cavalchini ha messo sul tavolo alcune possibili destinazioni per la fortezza. Si potrebbe riassegnare il bene ai militari, ai fini della preservazione ma con un sostanziale blocco di ogni progetto di rilancio. In alternativa, se si vuole fare qualcosa della Cittadella, si potrebbe creare una rete museale che comprenda anche il Forte Bormida e il museo di Marengo. Tale prospettiva dovrebbe essere ben strutturata e resa fruibile in autonomia da altre proposte culturali e non del territorio.
Per Cavalchini le “strutture esterne” al bene dovranno essere adeguate all’offerta turistica rappresentata da quest’ultimo. Non devono essere escluse, inoltre, idee di un percorso “verde” o sportivo-ludico, dedicato a discipline come l’orienteering e la corsa. Tuttavia, la mancanza di una “destinazione” precisa per la fortezza blocca sul nascere ogni intervento, insieme alla cronica mancanza di fondi.

Enrico Patria (Cittadella 1728) non s’é limitato a constatare l’assenza di un “progetto concreto”, anzi, ha avanzato un’ipotesi che potrebbe coinvolgere almeno una parte della fortezza: la creazione di un museo delle truppe di terra. I musei militari, secondo Patria, sono tra i poli culturali più visitati al mondo e la Cittadella, che ha visto transitare soldati di varie origini ed epoche, si potrebbe inserire in questo ambito con ottimi titoli. Il bene monumentale “é uno dei pochi al mondo a conservare gli spalti”, i quali sono stati ceduti in concessione a privati agli inizi ‘900, in alcune occasioni potenziali vittime di abusi edilizi, bloccati dal fu Comitato della Cittadella. Su questo aspetto, Patria è stato categorico: “tolleranza zero” nei confronti di chi “vuole toccare un solo ciottolato della Cittadella”.

Roberto Cantiello, tecnico-progettista ed esponente del Movimento 5 Stelle, ha delineato alcuni punti salienti del piano di recupero della Cittadella, messo a punto dal movimento politico d’opposizione. Cantiello ritiene che la ristrutturazione tout court sarebbe improponibile per i costi, di entità milionaria. Sarebbe meglio, secondo lui, intervenire su alcuni aspetti della fortezza, a partire dal recupero delle coperture, proseguendo per il rifacimento degli impianti con nuove tecnologie adeguate e delle strutture murarie. La gestione del bene dovrebbe essere assegnata a un’associazione di cittadini volenterosi, senza l’ingresso della politica. Si potrebbe, inoltre, assegnare spazi a poli museali, teatrali e a laboratori culturali. Da non sottovalutare, inoltre, l’opportunità di creare un percorso che dal centro città porti alla fortezza, con vantaggi reciproci per entrambe le zone, senza isolare troppo la Cittadella per colpa di insediamenti di altra natura.

Tra gli interventi del pubblico s’é fatto segnalare quello del professor Farelli, il quale ha richiamato all’attenzione lo stato di degrado della strada tripartita che porta verso Casale, Torino e Milano. Egli ha, inoltre, avanzato l’ipotesi di impiegare studenti delle scuole agraria ed edile nel recupero della Cittadella, oltre ad aver invocato “l’esproprio” per chi sta occupando un paio delle otto ridotte come officine di lavoro.
All’idea di uno spettatore di chiedere un aiuto al ministro dei Beni Culturali Franceschini, Ratti ha replicato che sarebbe meglio coinvolgere il Demanio militare che, dalla fine della leva obbligatoria, ha trascurato i musei militari, come a Torino e Roma. La Cittadella, ha detto, potrebbe proporsi come “magazzino degli archivi militari”. Si potrebbe mettere in atto una strategia di promozione culturale affine a quella, di successo, del FAI.

L’invito a formare uno schieramento unito, non solo a livello cittadino ma anche tra concittadini, a lungo snobbato, é stato evocato da Ratti e condiviso da Sciaudone, che ha citato l’esempio contrario e positivo di Caserta. Il consigliere comunale ha chiesto anche un cambio radicale dell’attuale modo di gestire la Cittadella, dove i proventi delle iniziative organizzate in essa non vanno a vantaggio di quest’ultima. I costi delle utenze ricadono solo sui cittadini.
Verso la fine dell’incontro s’é inserito anche Felice Borgoglio, ex sindaco di Alessandria, che ha sottolineato l’assenza di esponenti dell’attuale amministrazione comunale (presenti, invece, oltre a Sciaudone, i consiglieri Malerba, Di Filippo e Penna). Per Borgoglio, si dovrebbe attirare “almeno il 10%” del pubblico che si reca all’Outlet di Serravalle per creare una platea sostanziosa e costante di turisti per la Cittadella.

0 0 voti
Valutazione articolo
Subscribe
Notificami
guest
0 Commenti
Inline Feedbacks
Vedi tutti i commenti
0
Vorremmo sapere cosa ne pensi, scrivi un commento.x