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“Vecchi” che raccontano i rimpianti e la vita vissuta. Saggezza da custodire, esperienza da cui apprendere, carezze per non sentirsi soli

In Africa la venerazione degli anziani, in Occidente l’indifferenza, indice di inciviltà

Vecchi, sì, vecchi li voglio chiamare come faceva Dante “un vecchio bianco per antico pelo..” o come ha fatto Renato Zero in una delle sue più belle canzoni, perché la parola vecchio è bellissima: è il tempo che è passato, la vita e i suoi testimoni con l’argento nei capelli. Vecchi fragili, soli, saggi, a cui tutto è permesso, anche i racconti fantastici di una memoria di cose mai avvenute e che diventano proiezioni di ciò che avrebbero voluto che accadesse; non puoi non credere perché non c’eri e del contrario non c’è certezza.
foto-rosannaVecchi come il viaggio nei ricordi degli ospiti della Rsa di Novi Ligure, una struttura immersa nel verde, pulita, odorosa, con straordinarie dipendenti, una direttrice, Eleonora Di Matteo, e un’animatrice, Adelina Gallucci, sorridenti e gentili. 19 ospiti e 25 operatori della cooperativa KCS caregiver, momenti conviviali con le famiglie e una cura del fisico e dello spirito costante: “Quasi nessuno sceglie di venire spontaneamente – dice la direttrice – meglio la propria casa; noi dobbiamo far accettare nel miglior modo possibile questa nuova condizione, diventano un po’ la nostra famiglia e in vent’anni di lavoro sono loro che hanno arricchito me”. Quante storie, quanti aneddoti e soprattutto quanta vita. Vita come quella di Virginia, del ’33, vedova senza figli, che sottolinea l’aver fatto la catechista per tanti anni, e di Ines, emiliana di 77 anni, vedova di un pioniere del judo. Insieme, ricordano il loro matrimonio e scherzano sulle “corna”, tradite dai mariti che non ci sono più; non portano rancore e Ines, la più dura, inarca le sopracciglia, le si addolcisce il tratto e dice: “È triste senza mio marito”.
Rosanna è nella sua stanza, i suoi libri e il quaderno a righe per scrivere aperto sulla scrivania, è colei che ci ha traghettati in questo mondo, attraverso le sue riflessioni e i suoi pensieri inviati in redazione. Rosanna ha 71 anni, si è sposata a 60, non ha figli e trapela un travaglio interiore, proprio degli artisti. Ama la musica lirica, ci mostra il cd dell’Aida ma, ultimamente, si commuove troppo e non l’ascolta più. Dice di non essersi mai innamorata, forse perché l’amore non esiste, la cosa più bella della sua vita è la scrittura. Rimpiange di non aver vissuto una vita d’arte, tra concerti, opere, mostre e libri. Rosanna non è un’artista mancata, è davvero un’artista attraverso i suoi aforismi, mai melensi, mai nostalgici, scrive della rudezza e crudezza della vita, la sua vita solitaria, e di cui il peso della solitudine oggi è più insopportabile. Scrive: “La vostra visita mi incute soggezione perché il vostro sapere è grande ed io non sono che una piccola alunna incredula”. Rosanna, siamo noi ad imparare da te.
In Africa, i vecchi sono i saggi, i più rispettati, i venerati dalla comunità intera, Civiltà “del terzo mondo” che insegnano all’Occidente presuntuoso ed indifferente, che invece i suoi vecchi li dimentica.

 

Fausta Dal Monte

Di Fausta Dal Monte

Giornalista professionista dal 1994, amante dei viaggi. "La mia casa è il mondo"

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