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C’è aria di tregua tra il Comune di Ovada e la Regione Piemonte dopo la diatriba delle scorse settimane causata dai tagli alla sanità, che avrebbero coinvolto in modo particolare l’ospedale cittadino. Così era stato comunicato nel fax giunto lo scorso 19 marzo sulla scrivania del sindaco Andrea Oddone e dei suoi colleghi del territorio ovadese, che parlava di “trasferimento dei pazienti presso l’ospedale di Novi e chiusura del punto di Primo Soccorso (in tutta la Regione ce ne sono solo due, l’altro è quello di Valenza)” . Nelle stesse le due anestesiste presenti nell’ospedale hanno ricevuto una lettera dell’Asl di Alessandria che le informava del loro trasferimento nei presidi di Novi Ligure e Acqui Terme.
La notizia ha mandato su tutte le furie la Giunta comunale, che ha immediatamente riunito tutte le associazioni di volontariato, i dipendenti dell’ospedale e i sindacati per metterli a conoscenza della grave situazione. “Abbiamo già preparato una lettera da mandare al Presidente della Regione, Roberto Cota, e al neo Assessore alla Sanità, Ugo Cavallera, dove chiediamo loro spiegazioni in merito alla situazione del nostro ospedale” ha dichiarato Oddone lo scorso 27 aprile, di fronte a una cinquantina di persone appartenenti alle categorie sopra citate. La lettera è stata firmata da tutti i circoli locali dei partiti, ad eccezione del PdL. “Se non verremo ascoltati, siamo pronti a scendere in piazza per salvare il presidio cittadino”. La data ipotetica della manifestazione sarebbe stata il 6 aprile, con la cittadinanza invitata a protestare come già avvenuto due anni fa per lo stesso motivo. I tagli alla sanità avrebbero coinvolto in maniera attiva anche la Croce Verde Ovadese, già notevolmente penalizzata dalla presenza di Castellazzo Soccorso in seguito al precedente accordo con l’Asl, che sarebbe stata costretta a trasportare tutti i pazienti -da casi di codice verde fino a quelli rossi – agli ospedali di Novi Ligure o eventualmente Acqui Terme. “Solo in caso di codice rosso, ma con l’ambulanza senza dottore sopra, il nostro mezzo sarebbe dovuto passare da Ovada per farne salire a bordo uno” ha dichiarato Antonio Barbieri, Vice Presidente della Croce Verde Ovadese. Sette giorni dopo la convocazione delle associazioni di categoria, i sindaci dell’Ovadese, accompagnati da Gianfranco Comaschi, assessore della Provincia di Alessandria – presente a Torino per chiedere chiarimenti sui tagli al trasporto pubblico – si sono recati al Palazzo della Regione per protestare contro la chiusura del Pronto Soccorso cittadino, che da alcuni anni accoglie anche i pazienti della Valle Stura dopo la trasformazione del presidio di Rossiglione in ricovero.
Immediatamente, dal capoluogo regionale è giunto un fax firmato dal direttore generale dell’Asl Al, Paolo Marforio, che parlava di “possibili ricoveri presso la Struttura Complessa di Medicina nella sede ospedaliera per pazienti che si presentano al Punto di Primo Intervento”. Sarà garantita inoltre la presenza di un anestesista dal lunedì al giovedì per supporto a indagini diagnostiche con metodo di contrasto, trattamenti oncologici potenzialmente rischiosi, attività ambulatoriali comprese la preparazione a interventi chirurgici e la terapia del dolore. Da Palazzo Delfino tutti parlano già di una vittoria, visto che il presidio è stato salvato, ma il Sindaco di Rocca Grimalda Fabio Barisione ha messo tutti in guardia. “Si tratta di un buon risultato, ma l’allerta sull’ospedale di Ovada non deve scemare”.

Luca Piana

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