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Il mondo dell’agricoltura ha tirato un sospiro di sollievo all’annuncio della sostanziale scomparsa dell’IMU agricola. La Legge di Stabilità 2016, ancora all’esame del Senato dopo l’approvazione alla Camera, prevede, infatti, che dal 1 gennaio l’odiata imposta sia inapplicata del tutto per i comuni montani, parzialmente montani e della cosiddetta “collina svantaggiata”. Un’esenzione parziale riguarderà gli enti per una parte su superficie pianeggiante. Sarà totale, invece, per i terreni di proprietà o condotti da coltivatori diretti e IAP (imprenditori agricoli professionali), iscritti alla previdenza agricola e residenti in pianura. A colmare il mancato introito dell’IMU, il Governo ha stanziato 400 milioni di euro .
Quindi, tutto a posto? Fino a un certo punto. Perché tra le pieghe della manovra sono stati trovati innalzamenti d’imposte che vanno a colpire più le persone impegnate nell’agricoltura che le aziende, senza distinzione di categoria. Nello specifico, è previsto il raddoppio delle aliquote delle imposte sostitutive applicate alle plusvalenze e alle minusvalenze, derivanti dalla vendita di terreni. L’imposta di registro passerà dal 12% al 15% mentre aumenterà l’IRPEF a carico degli agricoltori, con l’innalzamento dell’aliquota sui redditi agrari e dominicali dal 12% al 30%. Questi dati hanno provocato un duro scontro tra il ministro Martina e Di Maio del M5S e saranno sicuramente discussi nelle opportune sedi istituzionali, dalle quali potrebbero emergere novità a breve.

 

S.S.

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