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Adolescenti con borse e zaini si sfidano a rubare come se fosse un gioco e lo raccontano sui social network

I commercianti del centro chiedono il supporto delle pattuglie  delle forze di polizia

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Il tema della sicurezza cittadina è da sempre delicato e fonte di accesi dibattiti, affrontato con lo studio di statistiche o attraverso la cronaca di singoli episodi, spesso pretesti per la speculazione politica. Siamo andati nelle vie del centro e in un famoso ipermercato per sapere com’è vissuto questo problema. Riguardo alla frequenza di casi di furto, quasi tutti i negozianti del centro intervistati percepiscono un peggioramento della situazione, con il verificarsi, quasi con cadenza giornaliera, di tali fatti. A volte si tratta di piccoli furti, in altri casi invece si assiste a veri e propri espropri. Nel centro commerciale, invece, si sta un po’ più tranquilli, non perché non abbondino anche lì le occasioni che fanno l’uomo ladro, ma perché la presenza di agenti della protezione privata funge sia da buon deterrente sia da pronto difensore degli esercizi.
Nello stilare l’identikit del ladruncolo da negozio, si parla di ragazzini/ragazzine (tra i 16 e i 20), italiane o straniere, frequentemente in gruppo e con borse e zaini, dentro i quali nascondere la refurtiva. In tali soggetti è forte il senso di “sfida” tra coetanei, come se rubare rappresentasse una prova del nove per l’ingresso dell’età adulta. Non secondario è l’impatto dei social network, con i protagonisti che raccontano senza indugi le loro “imprese” e indicano ai loro amici dov’è più facile mettere a segno un colpo. Fatta, seppur non scientificamente, una prima analisi della situazione, viene spontaneo chiedersi come possono proteggersi i negozianti da questa fastidiosa piaga sociale, dettata più dallo sfizio della trasgressione che non da un reale bisogno, e cosa possono fare le forze dell’ordine, al netto delle difficili condizioni in cui si trovano a operare. Il singolo esercente può dotarsi di sistemi antitaccheggio e di telecamere interne ma non può intervenire in maniera più energica per il rischio di incorrere in una denuncia per calunnia o sequestro di persona. Perciò, s’invoca il supporto delle pattuglie delle forze di polizia, il cui modo di operare però è criticato dai negozianti. Essi vorrebbero una maggior presenza fisica degli agenti, in particolare negli orari di chiusura serali e nei weekend. Tutti sono consapevoli che una maggiore sorveglianza delle vie dello shopping, per quanto benefica, non possa estirpare alla radice il serio problema educativo che porta molti giovani a compiere questi atti spiacevoli e stupidi senza pensare alle loro conseguenze, penali e morali.

 

Stefano Summa

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