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Gli ultimi dati sulla crisi parlano chiaro: disoccupazione che sfiora il 12% e PIL a -2.4%. Il morso della crisi si fa sentire anche nella nostra realtà locale, in particolare vi raccontiamo la situazione di due stabilimenti molto noti nel novese ed arquatese, la Bundy e l’ILVA.
Due realtà a noi molto vicine, simbolo di grandi opportunità di lavoro per moltissimi giovani fino a pochi anni fa. La prima è una multinazionale facente capo al un fondo USA Sun Capital Partners che vanta 11 stabilimenti in tutto il mondo e ben duemila impiegati. Il business della Bundy consiste in apparati e componenti per la refrigerazione. Lo stabilimento di Borghetto Borbera impiega circa 130 operai. La crisi che imperversa su questa realtà ormai da anni sembra esser peggiorata nell’ultimo periodo: a breve chiuderà il reparto condensatori e pare essere a rischio anche il reparto compressori; il primo impiega 30 operai mentre il secondo circa 25. I dipendenti sono stati informati della chiusura del reparto condensatori solo l’otto febbraio a seguito dell’interruzione dei lavori. I lavoratori si lamentano che neppure i sindacati li hanno avvertiti di ciò che stava per succedere. Secondo alcuni dipendenti, anche se non se ne parla ufficialmente, sarebbe a rischio anche il reparto compressori. C’è molta amarezza perché nel 2012 era stato sancito un accordo tra azienda e sindacati per il trasferimento in Turchia di una linea produttiva in cambio del mantenimento dei circa 180 posti di lavoro per due anni, accordo che adesso sembra a forte rischio. Inoltre l’accordo comprendeva il mantenimento della produzione nello stabilimento di Borghetto Borbera, questa parte dell’accordo sembra ormai difficilmente mantenibile. I lavoratori lamentano scarso interesse sia da parte dei sindacati che delle autorità locali. La FIOM-CGIL per voce di Marco Malpassi sostiene di aver ricevuto assicurazioni sul mantenimento dei posti di lavoro nonostante la prossima chiusura del reparto condensatori, ma ammette le difficoltà anche per il reparto compressori.
Il sindaco di Borghetto Enrico Bussalino ha recentemente dichiarato: “L’azienda ha confermato lo stop al reparto condensatori ma ha evidenziato la volontà di non licenziare nessuno grazie ai contratti di solidarietà. Ho chiesto di essere informato sugli sviluppi della situazione. Non ho avuto conferme sul rischio per il reparto compressori”. Nonostante le rassicurazioni di sindacati e Primo Cittadino i dipendenti non dormono sonni tranquilli. La seconda realtà locale di cui già in passato abbiamo parlato e di cui seguiamo costantemente l’agitata situazione è l’ILVA di Novi Ligure. La situazione dello stabilimento tarantino, che ricordiamo è stato parzialmente sequestrato dalla magistratura a causa di gravi inadempienze alle norme anti inquinamento, ha pesanti ripercussioni anche sullo stabilimento novese. Dopo un periodo relativamente tranquillo e la chiusura di un periodo di cassa integrazione ordinaria per circa 3000 dipendenti è stata richiesta l’apertura di un periodo di cassa integrazione straordinaria per circa 6500 dipendenti fino al 2015. Nei prossimi giorni si dovrebbe sapere quanto lo stabilimento novese sarà interessato dalla procedura di CIGS. Nel frattempo è stata fissata al 12 marzo la prossima sessione in aula per discutere del ricorso presentato dal gruppo ILVA contro il sequestro degli stabilimenti tarantini.
Se le cose dovessero andare male ad entrambe le realtà cosa accadrebbe a livello di disoccupazione nella provincia? Quando si inizierà a pensare ad una soluzione a questo elevato tasso di disoccupazione che si verrà a creare?

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