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“Attivare servizi sul territorio, indispensabili per evitare che la chiusura del punto nascita determini l’abbandono a se stesse delle donne”, lo chiede ad alta voce il Comitato del territorio acquese per la Salute, preoccupato dell’effetto dato dalla chiusura del punto nascita dell’ospedale “Galliano” fissato al 30 giugno. Il Comitato dopo aver incontrato il Sindaco di Acqui Terme, i Sindaci dell’Acquese e quelli della Valle Bormida (i sindaci di circa 40 Comuni) ora si rivolge con una lettera all’attuale Assessore alla Sanità, Ugo Cavallera, chiedendo di poter avviare un confronto con la direzione generale dell’ASL. Nel testo, oltre a ribadire “come la chiusura del punto nascita possa provocare danni anche gravi per la salute di madre e bambino, particolarmente se questi appartengono alle fasce deboli della popolazione”. Sono molti gli ordini del giorno votati dalla stragrande maggioranza dei Comuni coinvolti e supportati dalle oltre 4000 firme di cittadini raccolte nei mesi scorsi. Anche l’Unione montana “Suol d’Aleramo”, che raggruppa 13 Comuni dell’acquese, esprime perplessità sulla chiusura del punto nascite. Nell’ultimo consiglio, prima che il presidente Francesco Mongella dichiarasse aperta la seduta del Consiglio, Aureliano Galeazzo, ex sindaco di Alice Bel Colle e consigliere di minoranza al comune di Acqui Terme ed il dottor Gianfranco Ghiazza, primario di medicina dell’ospedale hanno illustrato la situazione del “Percorso nascita e riorganizzazione dei punti nascita sotto i mille parti”. Galeazzo e Ghiazza hanno preso poi in esame la situazione di Acqui paragonandola a quella di Domodossola dove il punto nascite si è salvato ma solo grazie alla decisione del Tribunale Amministrativo Regionale che ha emesso una sospensiva dell’efficacia della delibera della Giunta regionale nella parte in cui disponeva la disattivazione del punto nascite.

Giampi Grey

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