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Nella geografia giudiziaria voluta dalla spending review il Piemonte il più penalizzato

Ponzio e Piroddi: “Per ora calpestati i fondamentali principi costituzionali”

La tormentata vicenda dei tribunale di Acqui torna sul banco degli imputati. Unica colpa di non trovarsi al posto giusto nel momento giusto grazie alla riforma della geografia giudiziaria che ne ha imposto la soppressione nel 2012. Sono state fatte numerose battaglie da parte degli ordini degli Avvocati di molte città d’Italia contro i rigidi parametri istituiti nella riforma dal ministero della Giustizia ma centinaia di strutture giudiziarie sono state chiuse.
In particolare, il distretto del Piemonte e della Valle D’Aosta ha pagato il prezzo più alto della riforma, perdendo ben sette dei diciassette Tribunali preesistenti (oltre ad Acqui Terme hanno subito la falcidia i Tribunali di Tortona, Casale Monferrato, Pinerolo, Mondovì, Saluzzo ed Alba).
Ma le speranze di una remota possibilità di salvezza del tribunale di Acqui sono al vaglio della Corte Costituzionale. La Consulta ha infatti fissato al 22 settembre la discussione in pubblica udienza del giudizio promosso a seguito dell’ordinanza emessa il 24 marzo 2014 dal Tribunale di Torino, che aveva sollevato una questione di legittimità costituzionale della legge del 2011 n. 148, la quale, in sede di conversione con apposito decreto legge, aveva introdotto una delega legislativa al Governo per la revisione delle circoscrizioni giudiziarie.
Nel giudizio sono intervenuti i Consigli degli Ordini di Pinerolo, Alba e Lucera, oltre a quello di Acqui Terme (tutti peraltro estinti il 31.12.2014), con il patrocinio dell’Avvocato Piero Piroddi, ex Presidente del Consiglio dell’Ordine acquese e Vice Presidente del Coordinamento Nazionale degli Ordini Forensi Minori, e l’Avvocato Paolo Ponzio, Presidente della neocostituita Associazione degli Avvocati di Acqui Terme e di Nizza Monferrato, nonché tesoriere dell’Organismo Unitario dell’Avvocatura.
“È innanzitutto apprezzabile il fatto che la Corte abbia rimesso la trattazione in pubblica udienza e non camera di consiglio, potendosi quindi presumere che non abbia ritenuto la questione manifestamente infondata, in quanto già superata dalla precedente pronuncia, con il conseguente spazio per un ulteriore esame – fanno sapere Ponzio e Piroddi dall’associazione degli Avvocati dell’acquese-. A prescindere dall’esito e dalle conseguenze di un auspicato accoglimento delle eccezioni di costituzionalità, ed, in particolare, dalla difficile praticabilità di un regresso alla situazione preesistente all’accorpamento, è comunque doveroso da parte dell’avvocatura acquese sottolineare come la revisione della geografia giudiziaria, anche al di là di ogni questione di merito, sia stata attuata calpestando fondamentali principi costituzionali e ponendo un pericoloso precedente anche per gli sviluppi futuri”.
La questione era già stata sottoposta al vaglio della Corte Costituzionale, la quale, con la sentenza nel 2013 aveva respinto le eccezioni, con argomentazioni che, secondo il Tribunale di Torino, non sono convincenti ed oggettivamente fondate, con la conseguente necessità di un più approfondito riesame della legittimità costituzionale della predetta legge.

Giampi Grey

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