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Potenziate le linee principali, non quelle acquesi. Ridotti i collegamenti per Genova, Torino e Savona. I pendolari giocheranno alla roulette per indovinare le coincidenze

Inutile parlare di rilancio turistico di Acqui Terme quando non si tiene conto delle infrastrutture e dei collegamenti

Quattro treni provenienti e diretti a Genova, due treni sulla Torino-Asti, uno diretto a Savona.Un bilancio senza precedenti nel basso Piemonte dove Trenitalia ha deciso di riorganizzare i propri mezzi a seguito della riduzione dei finanziamenti da parte di Regione Piemonte e Regione Liguria: una “mattanza” di ferro e metallo che coinvolge diverse linee. Dopo la Casale-Vercelli, in preda ad un caos politico (alcuni comuni difendono la linea, altri no) ed alla Alessandria-Ovada chiusa da anni, ora tocca ai pendolari dell’acquese che dal 14 dicembre si vedranno ridurre i servizi ferroviari in maniera esponenziale. I lavoratori che tutti i giorni prendono il treno per raggiungere il proprio ufficio a Torino, Savona o Alessandria dovranno fare i conti con una situazione drammatica. Dalle prime indiscrezioni, non ci sarà più il diretto Acqui-Asti-Torino (andata 6,55 e ritorno 18,40) presente sulla tratta da oltre vent’anni, salterà anche il diretto da Genova ad Acqui delle 17,04 e sarà cancellato anche il collegamento per Savona delle ore 7. Per non parlare poi di altri treni, meno frequentati, che verranno tolti, di primo mattino, sulla linea Acqui-Asti o Acqui-Alessandria, insomma un vero e proprio disastro. Il taglio della coppia di treni della Acqui-Genova è dovuto ad un problema della riduzione di servizi sulle linee Savona-Ventimiglia e Cuneo-Arma di Taggia di competenza della Regione Piemonte per un valore complessivo di circa 4 milioni di euro; il taglio del diretto Acqui-Torino è conseguenza del cadenzamento previsto sulla linea Torino-Genova e linee afferenti ai nodi di Asti e Alessandria.Dunque i pendolari acquesi diretti nell’ex capitale sabauda potranno servirsi dei treni (rimasti) per Asti e Alessandria che avranno migliori coincidenze mentre per la città della Lanterna gli orari di partenza avranno il contagocce. Sgomento ed indignazione per coloro che ogni giorno passano dalle due alle quattro ore in treno, costretti a fare i conti anche con il lavoro: qualcuno dovrà lasciarlo, oppure trasferirsi. Sul piede di guerra l’associazione dei pendolari dell’acquese che, insieme ad oltre 20 comuni interessati, ha inviato una lettera all’Assessore dei Trasporti della Regione Liguria, Enrico Vesco, e all’Assessore dei trasporti della Regione Piemonte, Barbara Bonino.Se da una parte il problema riguarda la riorganizzazione piemontese dei trasporti, dall’altra, il problema riguarda la regione Liguria che a parere di Enrico Pallavicini, informatico genovese da quindici anni impegnato nella battaglie sulle linea Genova-Milano, “incapace di organizzare e finanziare un servizio ferroviario in proprio”. Ma le novità non finiscono qui. Da qualche giorno esiste una sola ma concreta possibilità che la linea Acqui-Genova venga interrotta ad Ovada con prosecuzione della tratta in bus verso la cittadina termale. La ditta Saamo, leader territoriale del trasporto su gomma e da mesi impegnata in un complesso piano di rilancio si è resa disponibile per colmare il “vuoto” di Trenitalia. Su questo punto l’Assessore ai trasporti del Comune di Acqui esprime un secco “no” annunciando opposizione ferma. Anche i sindaci e assessori del territorio “chiedono la sospensione immediata dei tagli e l’immediata costituzione di un tavolo tecnico tra Liguria e Piemonte al fine di analizzare i flussi di utenza e pianificare un’integrazione tra treni e bus”. E proprio in questi giorni la questione è arrivata sui banchi del Consiglio regionale del Piemonte.

Giampi Grey

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