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Le “farm” come i campi di pomodoro in mano ai caporali nella nostra Italia

Ogni mondo è paese: container per alloggio e sottopaghe

La farm è come la roulette russa: una questione di fortuna”. Me l’aveva detto una cara amica partita per l’Australia. Ma partiamo dall’inizio: la farm è una delle opzioni per rinnovare il WHV, visto vacanza-lavoro di un anno, che permette di soggiornare in Australia.
Tra le altre possibilità, ci sono mestieri nel settore dell’edilizia, raccolta di perle, pesca e industria mineraria. Per legge, bisogna passare almeno 88 giorni in una zona regionale del Paese svolgendo un lavoro tra quelli elencati. In questo modo si può richiedere il secondo visto. A leggerlo sembra semplice, ma la realtà è che, quando si tratta di farm, ci si ritrova in una giungla.
IMG_2820Sopratutto, è diventato un vero e proprio business, su cui molti riescono a guadagnare cifre esorbitanti. Con “farm” si intendono i lavori di raccolta e impacchettamento di frutta e ortaggi o l’allevamento e cura degli animali. Si trovano generalmente in paesini sperduti in mezzo alla campagna australiana.
Per trovare lavoro in questo settore si può ricorrere alla National Harvest Guide, guida ufficiale del governo, o il sito di Gumtree, in cui vengono raccolte le inserzioni dei datori di lavoro.
Il problema delle farm è che può capitare di partire e ritrovarsi in una situazione al limite della legalità, per quanto riguarda le condizioni di lavoro, soggiorno eretribuzioni. Innanzitutto, ci sono farm che pagano ad ore e a cottimo. La Fair Work Commission è l’organismo che dal 2009 si occupa di fornire i modelli legali per un lavoro equo e sicuro in Australia.
Stabilisce che lo standard nazionale di pagamento all’ora sia pari a 16.87$. Il problema sorge quando ci si ritrova in una farm a cottimo, ossia che paga in base alla quantità che si raccoglie/produce. Non c’è un vero e proprio dato a cui riferirsi: la Fair Work precisa soltanto che bisognerebbe essere in grado di guadagnare una somma di denaro equivalente al minimo dei 16.87$ l’ora. In realtà, molti giovani si ritrovano a lavorare per 3$ l’ora, facendo il conto, lavorando anche 10 ore al giorno.
Il secondo punto caldo è l’accomodation, ossia il luogo in cui soggiornare mentre si lavora in farm. Viene specificata insieme alle condizioni lavorative. Può essere un appartamento condiviso, un ostello, ma anche un container minuscolo per due persone, al prezzo di 125$ la settimana. In molti casi, ciò che si paga è del tutto inadeguato rispetto a ciò che si riceve.
Infine, c’è il contractor: la figura che si interpone tra il farmer (padrone della farm, che quasi sempre paga il dipendente equamente secondo gli standard) ed il lavoratore. Mettendo il lavoratore in contatto con il farmer, il contractor prende una commissione di circa 5$ l’ora sul pagamento del dipendente. Tutte queste situazioni possono rendere la vita del lavoratore davvero difficile, che spesso non sa come tutelarsi e spende soldi senza riuscire neanche a pagare il costo di vitto e alloggio. Naturalmente, ci sono anche farm valide e che si rivelano esperienze impagabili: una vita diversa, in cui ci si sveglia all’alba per andare a letto alle 20, a lavorare in mezzo alla natura con gente da tutto il mondo, condividendo storie ed entusiasmo. E riassumendo è proprio così: una roulette russa.

Ilaria Zanazzo

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