dialessandria.it - no photo
dialessandria.it - no photo

Per un muro che viene abbattuto un altro viene eretto a dispetto della democrazia e della libertà

Dalla Baia dei Porci a Piazza Taksim, lotte di popoli e poteri

Muri, immaginari ma pesantissimi, che crollano dopo mezzo secolo e muri, sempre immaginari ma forse ancora più pesanti che vengono alzati. Il 18 dicembre scorso ogni organo d’informazione apriva con la notizia storica del riallacciamento dei rapporti tra USA e Cuba e, conservatori americani e comunità cubana di Miami a parte, tutto il globo accoglieva con piacere la notizia. I due Paesi non avevano contatti ufficiali dal lontano 1961, cioè da quando l’appena eletto Presidente Kennedy autorizzò la CIA ad attaccare l’isola caraibica per rovesciare Castro e far tornare Cuba ad essere “il giardino dell’America”. Quest’attacco passò alla storia come l’invasione della Baia dei Porci. Da quel momento nulla fu più come prima per i due Stati, e con l’instaurazione dell’embargo, Cuba si ritrovò presto isolata dal resto del mondo. Ora, con lo storico scambio di prigionieri (spie che lavoravano per i due governi), e la ripresa del dialogo avvenuta anche grazie al lavoro sotto traccia svolto da Papa Francesco, sembra che si possa davvero cambiare pagina una volta per tutte. La comunità internazionale sta già tastando il terreno per far rientrare Cuba nel Fondo Monetario Internazionale mentre i cittadini cubani, soprattutto i più giovani, esultano perchè vedono davanti a loro un futuro meno nebuloso, futuro che sarà fatto di internet per tutti e di viaggi alla scoperta del mondo. Per un muro che cade, però, un altro ne nasce. È il caso della Turchia del Presidente Erdogan: quando a inizio 2014 esplose il caso della Tangentopoli turca che vide coinvolti molti ministri del governo Erdogan e altri personaggi a lui molto vicini, grazie ad organi d’informazione al suo completo servizio, Erdogan riuscì ad uscirne pulito e la vittoria qualche mese dopo alle elezioni per la presidenza della repubblica ne fu la dimostrazione. Da quel momento però il pugno duro del Presidente si fece sentire ancora più forte contro la stampa a lui ostile, e lo scorso 13 dicembre la polizia ha fatto irruzione nelle sedi di vari quotidiani in diverse città turche, arrestando 31 persone. 76 giornalisti in galera e 10000 processi contro la stampa. Erdogan è al potere dal 2002 e la Turchia è scivolata dal 99° al 138° posto per quanto riguarda la libertà di stampa.
Davide Ravan

0 0 voti
Valutazione articolo
Subscribe
Notificami
guest
0 Commenti
Inline Feedbacks
Vedi tutti i commenti
0
Vorremmo sapere cosa ne pensi, scrivi un commento.x