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Storie degli emigranti erranti nelle farm all’interno del continente

Con mezzi di fortuna condividendo tutto con perfetti sconosciuti

australiaRicordatevi questa parola, perché in Australia la sentirete almeno dieci volte al giorno: “Sono un backpacker. Vorrei fare un viaggio in stile backpacker. Ho visitato l’outback con due backpackers”.
In realtà, il backpacking non si limita ad un fenomeno diffuso in Australia.
Il termine si riferisce ad una forma di viaggio internazionale low-cost e indipendente.
Il concetto da sovvertire è che servano molti soldi per viaggiare a lungo ed in paesi lontani.
Caratteristiche fondamentali sono budget basso, durata maggiore del viaggio rispetto alle ferie tradizionali e destinazioni diverse all’interno dello stesso viaggio. Lo scopo è quello di mescolarsi alla cultura dei luoghi visitati, contro una commercializzazione crescente del turismo. La parola backpacker avrebbe origine negli anni settanta.
È in questo periodo che i giovani occidentali cominciavano le rotte hippie verso il Sud-Est Asiatico e l’India. Attualmente, il backpacking è un rito di passaggio che molti ragazzi affrontano dopo aver finito scuola o università.
In generale, il backpacker è molto aperto al contatto con gli altri e molti ostelli ed alberghi sono creati proprio per i backpacker, con tariffe più basse e zone comuni che spingono i giovani a socializzare.
Spesso i viaggiatori indipendenti finiscono per aggregarsi tra loro, cominciando un’avventura in gruppo.
Luca, backpacker incontrato alla stazione Central di Sydney, racconta qualcosa della sua esperienza: “Sono partito dall’Italia da solo, perché non sapevo che strada lavorativa scegliere. Ho visitato l’Asia e lì ho conosciuto per caso, una ragazza italiana. Siamo finiti a prenotare un biglietto per l’Australia. Siamo stati in ostelli, fatto couch-surfing (si dorme sul divano in casa di qualcuno e per sdebitarsi, spesso, gli si offre una cena) e convissuto per due mesi in un appartamento a Melbourne. Quando stavo per finire i soldi ho iniziato a cercare lavoro, e ho fatto un mese come commesso. E sai una cosa? Non mi sono mai sentito così vivo!”.

 

Ilaria Zanazzo

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