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Bombe, missili, colpito un orfanotrofio, bambini morti, civili. L’ultimo bollettino di guerra dalla Terra Santa crea profondo sconforto. 60 anni di guerra infinita tra due popoli, tra due terre, Israele e Palestina. Là dove gli alberi dell’ulivo svettano al cielo e non sono simboli di pace ma di sangue. Siamo abituati a questo conflitto ma non ci si deve abituare alla morte, all’odio e mai come questa volta ciò che sta avvenendo è semplicemente disarmante.
Il pretesto del conflitto e la sua escalation sta nel rapimento di alcuni ragazzi israeliani, poi le successive rappresaglie e infine la guerra. Lo leggiamo come un pretesto per la violenza e l’efferatezza spropositata rispetto all’accaduto e soprattutto perché avvenuto poco dopo la preghiera comune voluta da Papa Francesco in Vaticano alla presenza dei presidenti dei Paesi d’Israele e Palestina.
È stato il tentativo da parte di un uomo di pace di scongiurare quanto stava per avvenire; le diplomazie, probabilmente erano informate sui venti di guerra imminenti e il Papa ha tentato di riportare al dialogo le parti. Purtroppo, però, le guerre si decidono a tavolino, secondo l’economia delle armi, secondo i poteri degli interessi non secondo il buon senso di un uomo di fede.
Grazie comunque, Santità, per averci provato!

Fausta Dal Monte

Di Fausta Dal Monte

Giornalista professionista dal 1994, amante dei viaggi. "La mia casa è il mondo"

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