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ALESSANDRIA – Non si tratta di una moderna forma di magìa; ma di una voce molto insistente; confermata da più parti; che da qualche giorno circola in città.

Si tratta di questo: l’Alessandria Calcio 1912; come molti sanno; naviga in cattive acque e; dopo l’ultimo intervento finanziario pre-natalizio del maggiore azionista Gigi Capra; c’era il rischio di liquidazione della società; con lo smantellamento della squadra nel mercato invernale appena iniziato.

Ma tutto; di colpo; si è bloccato. La proprietà ha ‘congelato’ le operazioni di vendita (alcune praticamente fatte) fino al 6 gennaio; i giocatori e gli altri tesserati sono stati ‘silenziati’ fino a nuovo ordine; con l’obbligo per i giornalisti di passare per l’uffiicio stampa.

Sempre i giocatori; quelli che erano dati per partenti e che avevano già disdettato le case; sono tornati sui loro passi; fermando le operazioni di rilascio iniziate con le agenzìe immobiliari.

Quindi è ovvio che qualcosa bolle in pentola; e pare che tutto si svolga nel sobborgo alessandrino di Spinetta Marengo; sede dell’azienda di costruzioni Capra; dell’aziendaagricola ‘Pederbona’ della stessa famiglia; e della multinazionale della chimica Solvay-Solexis; una delle più importanti realtà industriali del territorio.

Pare che Capra sia riuscito a convincere la dirigenza della Solvay a investire liquidità nell’Alessandria Calcio 1912; chi dice sostenendo le spese fino a fine stagione; chi dice una cifra fissa; pare 1 milione di euro. Non sarebbe il primo caso di chimica nel calcio: si pensi alla squadra tedesca del Bayer Leverkusen; proprietà della farmaceutica e chimica ‘Bayer’; anche se in altra dimensione.

Giova ricordare; in proposito; la vicenda del cromo esavalente; che coivolse qualche anno fa proprio la Solvay; in quanto erede di altre industrie colpevoli di inquinamento delle falde acquifere della zona; falde cui attingeva un pozzo della ‘Pederbona’; poi chiuso. La stessa azienda agricola; che conta circa 1.600 bovini da latte e rifornisce la Centrale di Alessandria; fu poi costretta ad aprire un altro pozzo in zona non inquinata. Che le parti abbiano trovato un accordo? Qualcuno sostiene di sì. Vedremo

Raimondo Bovone

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