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Dopo un inizio di stagione in salita, il giocatore della squadra dei grigi ha tanta voglia di giocare e lasciarsi alle spalle i momenti difficili

“Il calcio è stata un’occasione irripetibile e l’ho colta al volo. Ma ho ben presente la vita normale di tutti i giorni”

Ho conosciuto Ferrini nel corso della serata organizzata dal club Fedelissimi di Cantalupo. Di lui ho apprezzato subito sia l’immediatezza dell’approccio nei confronti degli addetti ai lavori e tifosi, sia la concretezza delle sue parole che hanno lasciato trasparire un carisma innato. Diciamocelo subito: non era semplice essere il nuovo Capitano, vista l’identificazione che i tifosi hanno avuto prima con Artico e poi con Cammaroto, che tra l’altro resta tuttora un punto di riferimento per chi segue sempre i grigi!
Nella mia carriera ho già ricoperto la carica di Capitano, ma qui me la sento “cucita addosso” in modo particolare. Per questo devo ringraziare soprattutto i giocatori più esperti come Cammaroto e Servili, che mi hanno dato subito una grossa mano per ambientarmi. Quando ho incontrato il Presidente Di Masi, Mister Notaristefano (poi esonerato lo scorso 4 novembre, ndr.) e il Ds Menegatti e si è prospettata la possibilità di trasferirmi, ho accettato subito con onore. È sempre molto stimolante essere il Capitano di una squadra, soprattutto nel caso di una società carica di storia come l’Alessandria. Quando avevo 20 anni ero a Cesena e abbiamo fatto i play-off contro il Torino per andare in A. Lì ho scelto di scendere di categoria per iniziare una carriera diversa: non mi interessava rimanere in Serie B e giocare magari solo 10 partite all’anno. Preferisco una realtà come questa di grandi prospettive e sentirmi importante: per me è più gratificante. Qui ho ritrovato l’entusiasmo di una città intera che ha voglia di sostenerci e di togliersi insieme a noi molte soddisfazioni.

Il giovane Francesco dove ha mosso i primi passi con le scarpette da calcio?
Da bambino ho iniziato nella squadra del mio paese, Classe, in provincia di Ravenna. Quando nomino questa località di solito tutti mi dicono: “Ah si, dove c’è Sant’Apollinare Nuovo!”. Che in effetti è il nostro fiore all’occhiello, essendo la più antica basilica bizantina d’Italia, meta per tanti turisti. Subito dopo feci una scelta coraggiosa, lasciando Ravenna (da cui sono passati giocatori come Vieri, Gadda, Dell’Anno, Centofanti) e andando nel settore giovanile del Cesena: come potrai immaginare, anche da quelle parti ci sono grandi rivalità campanilistiche! Col senno di poi fu una scelta azzeccata: Cesena era uno dei settori giovanili più ambiti insieme all’Atalanta. Poi non mi sono più fermato: Forlì, di nuovo Cesena, Perugia, San Benedetto del Tronto, Pavia, Spezia…

Quand’eri un “cinno” (bambino in dialetto emiliano, ndr) avevi un idolo?
Quando ero nei Pulcini, mi facevano giocare sempre con ragazzi più grandi. Facevo tanti gol su punizione, ma vivendo il calcio in maniera spensierata non ci facevo caso più di tanto. Sta di fatto che mi diedero il soprannome di “Ronald Koeman”(il giocatore olandese degli anni 80/90 famoso anche per aver realizzato tanti gol su punizione, ndr). Allora onestamente non sapevo bene chi fosse questo Koeman e lì per lì ci rimasi male, andando da mio padre a piangere dicendo che il giorno dopo non sarei più andato allo stadio perché i miei compagni mi prendevano in giro. Per fortuna il mio babbo mi spiegò sorridendo che in realtà mi avevano fatto un grande complimento!

Il tuo inconfondibile accento tipico di chi vive tra la romagna e l’inizio delle Marche mi ricorda ex grigi come Negrini e Martini, altri calciatori famosi come Ambrosini, allenatori come Sacchi o Vicini, o fuoriclasse della moto come Rossi e Melandri. Tutte persone dotate di una grinta davvero notevole: è un caso?
(Sorride, lasciando intravedere una giusta dose di orgoglio, ndr) Mah, io credo sia nel nostro dna. Sicuramente la cosa che ci accomuna è che siamo una terra di gran lavoratori: io stesso, già a 14 anni, aiutavo i nonni in campagna, che, come i miei genitori, mi hanno insegnato il culto del lavoro. Ora sono un giocatore, ma ho ben presente quella che è la vita normale di tutti i giorni. Cosa che secondo me oggi molti giovani non fanno.

In effetti, nonostante tu abbia solo 28 anni e sia arrivato ad Alessandria da pochi mesi, parli già da Capitano, con concetti molto precisi e diretti. Noti già una differenza tra i giocatori della tua età e quelli ancora più giovani?
Si, tanta; anche se ovviamente non bisogna mai generalizzare. Forse perché alcuni di loro non hanno avuto la fortuna di fare un settore giovanile dove ti insegnino determinate cose e ci siano regole precise. Quando dalla Primavera sono passato alla prima squadra del Cesena, alla fine degli allenamenti ero quello che raccoglieva il materiale e usciva per ultimo. Queste sono cose che ti rimangono dentro e ti formano. Ora invece il giovane vuole tutto e subito, non solo nel calcio ma anche nella vita: se poi questo non succede, gli basta poco per andare in difficoltà. Sono consapevole del fatto che per me il calcio abbia rappresentato l’occasione della vita e l’ho colta al volo. Anche quando ho iniziato a giocare in squadre più lontane da casa e sono aumentate le mie responsabilità: lì capisci quanto la vita non sia sempre semplice, soprattutto se non puoi avere l’appoggio della tua famiglia. Forse è per questo che quasi tutti i giocatori, a differenza dei loro coetanei, tendono a sposarsi molto giovani e a farsi subito una famiglia: hanno bisogno di un loro guscio, dove potersi rifugiare quando tornano a casa dopo l’allenamento o la partita.

Tornando al presente, c’è qualcosa che vorresti dire a tutti i tifosi che leggeranno questa intervista?
Da qui a maggio dobbiamo raggiungere l’obiettivo prefissato, che è quello di fare parte della nuova Lega Pro classificandoci più in alto possibile. Ai tifosi dico questo: vedrete che, dall’anno prossimo, con il reset globale il livello della Serie C sarà molto più alto, come del resto accadeva già alcuni anni fa. Noi ce la metteremo tutta: stateci sempre vicino, insieme possiamo fare grandi cose!

Gianmaria Zanier

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