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A volte; le coincidenze. Mauro Zarate; l’uomo arrivato in dote a Gasperini a fine mercato (e non proprio in cima ai desiderata del fu tecnico nerazzurro) dà un’altra lucidata allo stellone di Ranieri e regala all’Inter un successo prima che la serata si facesse ulteriormente complicata. Due partite con il nuovo tecnico e altrettante vittorie; sei gol fatti e una cartolina di saluti alla crisi: insomma; qualcosa è cambiato; ma qualcosa dovrà ancora cambiare perché questa squadra si rimetta definitivamente in carreggiata. Il primo a saperlo è proprio Ranieri: se l’Inter ha voltato pagina è perché lui ha centrato l’approccio: quello tecnico e psicologico. E contemporaneamente. Ridisegnare l’Inter era forse la cosa più facile; rispondeva alla logica delle cose. Resettare la testa di certi giocatori rimaneva invece il lato più complicato; ma è qui che Ranieri ha giocato le prime carte: «Quale merito mi do? Quello di conoscere questi giocatori e il loro carattere di ferro; ecco io l’ho sollecitato».

Questione di carattere. A partita finita è facile coglierne i frutti; ma la reazione nerazzurra dopo il pari assomiglia a qualcosa di antico: presto per azzardare paragoni; però l’Inter di Mourinho così azzannava gli avversari. «Abbiamo visto una squadra di carattere; è stata la dimostrazione di quanta voglia abbiamo di riprenderci. La sorpresa più bella? Essere riusciti a vincere»: Massimo Moratti misura le parole; ma si capisce che; con la squadra; ha cambiato umore anche il presidente. Che forse si sarebbe risparmiato la ripresa di sofferenza dopo un primo tempo giocato sul velluto fino alla punizione di Dzagoev nei minuti di recupero: fastidiosa come una puntina da disegno su una seggiola. Soprattutto per Julio Cesar; per nulla impeccabile. Il gol di Lucio da un corner smanacciato (male) da Gabulov; il raddoppio di Pazzini dopo azione (con tunnel) di Nagatomo: abbastanza per stordire il Cska; ma anche per vivere un po’ troppo di rendita. Tanto che i russi; fedeli alla genia militaresca e al loro soprannome di Armietsi; non hanno mai smesso di combattere. Le intenzioni diventano azioni nella ripresa; l’Inter si fa smunta soprattutto nei pivelli come Alvarez e Obi. Giganteggiano i vecchi lupi di mare: gara maschia; pane per i denti di Cambiasso; Zanetti e Lucio.

Il Cska stringe l’Inter nella sua metacampo; la difesa sbanda (soprattutto in Samuel) ma sembra reggere l’urto. Sembra; perché sul gol di Vagner si apre come il mar Rosso: Lucio non vuole rischiare il rigore; Zanetti non ci arriva. Il Cska; che già con il Lille; aveva rimontato un doppio svantaggio si fa la bocca buona; ma Zarate; scovato da Cambiasso; si inventa il gol della tranquillità. «Mi è piaciuto il gioco nel primo tempo; l’orgoglio e la volontà di riprendere in mano la partita dopo il pari. Zarate? Può diventare un campione». Lo dice Ranieri; lo sottoscrive Moratti. Forse lo pensa anche Eto’o passato negli spogliatoi a fine partita per salutare la sua vecchia squadra. E la festa è completa.

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