dialessandria.it - no photo
dialessandria.it - no photo

L’1-1 dell’Alessandria a Cremona fa riflettere, e fa venire in mente l’anno scorso, quando la formazione mandrogna pareva affetta dalla stessa sindrome, ovvero la pareggite. Dopo 8 giornate di campionato 11 erano i punti e 11 sono, 5 erano i pareggi e 5 sono; per i gol fatti e presi, 10-6 erano e 12-10 sono, con un leggero miglioramento per l’attacco e un netto peggioramento per la difesa. Infatti le gare senza subìre gol sono passate da tre a due, e guarda caso quest’anno i grigi hanno vinto solo quando non hanno preso gol (1-0 al Mantova e 2-0 al Giana). Tornando ai pareggi, tre erano gli 1-1 e tre sono, ma al posto dei due 0-0 troviamo un doppio 2-2, conferma che la squadra segna di più ma subisce anche di più. I numeri tornano, dunque, e i numeri non mentono. Rispetto alla stagione scorsa, relativamente al periodo, è diverso l’allenatore, è molto diversa la squadra e spesso è diverso anche l’atteggiamento, soprattutto nelle gare interne. E’ vero infatti che che si ricordano come discrete o buone le 4 partite al Moccagatta (6 punti), come bruttine quelle di Gorgonzola, Lumezzane e Cremona (5 punti) e come orribile quella di Vicenza (0 punti). Questione di personalità? Forse. Questa squadra non ha ancora un’identità precisa: come ho già scritto altre volte, D’Angelo pare ancora alla ricerca della formazione-tipo. Avendo trovato i moduli su cui puntare, cioè il vecchio 3-5-2 e il nuovo 4-3-1-2, finora abbiamo visto un continuo turn-over, a volte forzato ma spesso per scelta, che indica la ricerca di uomini-guida. E’ vero che cambiando molto si ottiene di più da tutti (vedi Conte alla Juve e in Nazionale) ma alcuni punti fissi ci vogliono. Ecco, sono questi che mancano, almeno per il momento. L’impressione è che questa squadra cerchi un leader, cioè l’uomo al quale i compagni danno la palla e del quale si fidano, e non l’abbia ancora trovato;  e poi anche la continua rotazione della fascia di capitano dà l’idea della non precisa definizione delle gerarchìe di spogliatoio. Cambiando otto elementi, e dato il ‘peso’ dei nuovi arrivi, è chiaro che ci vuole tempo. Pensiamo a Baiocco l’anno scorso, che risolse i problemi in campo e fuori da gennaio in poi. I segnali però sono buoni: senza le due espulsioni con Pavia e Sud Tirol, infatti, la classifica potrebbe essere migliore e il morale più alto. Il campionato è ancora lunghissimo, mancano 30 partite (90 punti) e tutto può succedere. In fondo è un torneo nuovo, con una formula nuova, nel quale tutti hanno problemi; e infatti è pieno di sorprese. E’ vero anche che c’è chi fa più punti, ma durerà? Chissà. Nel frattempo ci vuole pazienza, perchè il lavoro dell’allenatore verrà fuori. Ma il cambio in panchina adesso, come qualcuno adombra, per me non è la soluzione. Lo fu l’anno scorso, ma i problemi erano diversi. Quel che è certo è che sabato, col Pordenone, bisogna far tre punti.

Di Raimondo Bovone

Ricercatore instancabile della bellezza nel Calcio, caparbio "incantato" dalla Cultura quale bisettrice unica di stile di vita. Si definisce "un Uomo qualunque" alla ricerca dell'Essenzialità dell'Essere.

0 0 voti
Valutazione articolo
Subscribe
Notificami
guest
0 Commenti
Inline Feedbacks
Vedi tutti i commenti
0
Vorremmo sapere cosa ne pensi, scrivi un commento.x