dialessandria.it - no photo
dialessandria.it - no photo

Italia eliminata dalla Svezia nello spareggio mondiale: 1-0 per loro a Solna, 0-0 a San Siro. Gigi Buffon, il più grande portiere della storia del calcio, una leggenda vivente, piange davanti alla telecamera RAI annunciando il suo addio alla maglia azzurra.
Niente Russia 2018 per lui, niente record (6 mondiali, sarebbe stato il primo nella storia), niente Italia ai Campionati del Mondo. Strano, ma vero. Sarà così. Una sorpresa anche per i giornali esteri, che titolano sul ‘mondiale zoppo’ prendendoci in giro. Ci sta.

Sembra un dramma nazionale, ma i drammi sono altri. C’è delusione, si prova vergogna, ma la battaglia è stata leale. Dura, ma leale. Hanno vinto gli altri perché hanno fatto gol. Ora tutti a cercare il colpevole, a puntare il dito, tutti che accusano Ventura, Tavecchio, il sistema calcio, gli stranieri, ma non una parola sui giocatori. Eppure in campo ci sono andati loro, contro gli svedesi hanno perso loro. Non sono eroi quando vincono, non sono vittime quando perdono. Nello sport si vince e si perde e bisogna accettarlo.

Ma il colmo dell’ipocrisia il ‘sistema calcio’ lo tocca nella vicenda Pochesci.
Ora vi spiego. Parliamo di un sistema che, attualmente, non decide, parla solo di soldi, quelli dei diritti TV (che spende prima di incassare), ha la Lega di serie A commissariata, la Lega di serie B commissariata, è pieno di debiti, le società mugugnano per dare gli atleti alle nazionali, comandano i procuratori di calciatori che si arricchiscono in maniera indecente giocando sulla vanità di chi ci mette i soldi. Visione d’insieme: zero.

Però Pochesci rischia il deferimento per slealtà sportiva. Ci rendiamo conto? 
Ecco i fatti. Sandro Pochesci, 54enne romano, allenatore della Ternana, a margine della gara della sua squadra con il Novara (1-1), domenica pomeriggio, interpellato sulla Nazionale dopo la sconfitta in Svezia e prima della sfida di San Siro, ha risposto così:
“…Oltre ad avere perso contro una squadra di profughi, ci siamo fatti pure menare. Ma che siamo diventati tutti ‘pariolini’? Il calcio italiano è finito. Ecco cosa accade a portare tutti questi stranieri in Italia: non c’è più un italiano che mena…. Non siamo più l’Italia di una volta, quella che vinceva e, se necessario menava pure… Tutti pensano a impostare e nessuno a marcare l’avversario. L’ho detto anche a Coverciano (corso allenatori, ndr), mi hanno risposto che si faceva 40 anni fa…. Una volta l’Italia menava e vinceva, adesso ci menano e piangiamo… A portare tutti questi stranieri in Italia è successo questo, non c’è più un italiano che mena…. ogni mese esce fuori un oriundo nuovo. Ma andassero a prendere gli italiani nei campionati inferiori e gli dessero l’opportunità della vita!…”.

Si può condividere o meno il pensiero di Pochesci, in tutto o in parte, però la realtà è che, il giorno dopo, il tecnico della Ternana è stato ‘consigliato’ di correggere il tiro, di fare retromarcia, e lui lo ha fatto ‘chiedendo scusa per aver parlato da tifoso’.
Eppure ha detto cose che, OGGI, dicono tutti: critici, commentatori, analisti, tifosi scatenati sui social network. Eppure Sandro Pochesci, in quanto tesserato, rischia il deferimento, o addirittura la squalifica, per ‘slealtà sportiva’.

Il sistema calcio lo punisce. E l’Italia non va al Mondiale. La forma è salva.

Di Raimondo Bovone

Ricercatore instancabile della bellezza nel Calcio, caparbio "incantato" dalla Cultura quale bisettrice unica di stile di vita. Si definisce "un Uomo qualunque" alla ricerca dell'Essenzialità dell'Essere.