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Alessandria battuta 3-0 in casa, ieri, dal Renate. Sconfitta durissima da digerire. Per come è maturata, per quello che produce in classifica, per quello che pesa a livello mentale, per ciò che rimane da fare per restare fra le prime 8. Ancora ci stanno, i grigi, nelle posizioni che contano, a quota 37, però si fa dura: il vantaggio sulla nona (Forlì, 35) è +2, il ritardo dalla settima (Mantova, 38) è -1, ma già il sesto posto (Renate, Real Vicenza, Monza a 41), che vale il quarto, sta 4 punti più su, quindi due partite. E soprattutto decima e undicesima (Rimini e Virtus Verona, 34) sono a una sola partita di distacco. Forse è un po’ complicata, questa girandola di numeri, ma rende l’idea dell’anomalìa di questo torneo di confine, ultimo di una categorìa che sparirà e nel quale conterà solo essere fra le prime 9 (8 dirette + 1 col playoff) alla fine. Tutto il resto è nulla, si ripartirà da zero in una categorìa nuova. Bastava vincere, dirà qualcuno, e la squadra avrebbe 40 punti senza tanti patemi… Vero, però è andata diversamente. Meglio i grigi del Renate, nel primo tempo, ma il portiere Cincilla ha tolto un colpo di  testa di Valentini che sembrava gol. Nella ripresa meglio il Renate, che corre di più, ma una volta preso il primo gol (Chimenti 57′) l’Alessandria non ha reagito, era vuota e in balìa dell’avversario, che ha gestito a piacimento affondando la nave di casa con un rigore (Gualdi 82′ + espulsione di Sirri) e un colpo di testa (Florian 91′) nel finale. Male, malissimo il risultato, così così la prestazione.
Nel dopo-gara, in sala stampa, è comparso patron LdM (Luca di Masi), che ha parlato di giornata storta della squadra, rintuzzando gli attacchi di chi sosteneva che si fosse perso contro una formazione che costa 5 volte di meno (600.000 € contro i 3 milioni dei grigi). Cifre reali? Chissà. Però Di Masi ha ribattuto che ognuno a casa propria gestisce come meglio crede, augurandosi di ritrovarsi col Renate nella C unica. L’allenatore Luca D’Angelo, invece, si è preso tutte le colpe della figuraccia, scaricando il peso dai giocatori e caricandolo su di sè. Fra i suoi errori ha messo anche l’utilizzo prolungato di Taddei, sperando in un suo ‘colpo’; però va detto che, contro una squadra che fa della corsa la sua arma principale, e corrono tanto, non si può far giocare 90′ uno che ‘cammina’. Alla lunga si paga. E infatti grigi hanno retto il primo tempo e sono spariti nel secondo. Io resto dell’idea che la presenza in campo dell’ex Brescia condizioni un po’ i compagni, che convogliano il gioco su di lui scaricandosi di responsabilità. E questo, ai fini del risultato, non fa bene. Sta al tecnico trovare la soluzione. (r.b.)

Di Raimondo Bovone

Ricercatore instancabile della bellezza nel Calcio, caparbio "incantato" dalla Cultura quale bisettrice unica di stile di vita. Si definisce "un Uomo qualunque" alla ricerca dell'Essenzialità dell'Essere.

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