dialessandria.it - no photo
dialessandria.it - no photo

Niente da fare anche stavolta. L’Alessandria non supera l’Olbia (0-0) e resta l’unica squadra professionistica italiana senza vittorie in casa. Qualcuno dice addirittura in Europa, ma non ci sono dati certi. In ogni caso resta un record strano, di cui non andare orgogliosi.
Però va detto che le cose non girano bene, mai. La squadra di D’Agostino ha creato più palle-gol degli avversari, ma non è riuscita a metterla dentro. Lascia moltissimi dubbi il fallo in area su Santini che è costato al ‘pelato’ l’ammonizione: l’intervento sembra netto sulla gamba d’appoggio, ma le immagini non chiariscono del tutto. Sarebbe stato rigore, ma l’arbitro era vicinissimo. Non lascia dubbi, invece, il ‘rosso’ diretto a Zogkos: visto e rivisto in TV, è sicuramente un fallo da espulsione. Lasciano tanta amarezza la traversa, i pali sfiorati e le parate del portiere, mentre Cucchietti non si è sporcato mai, fermando solo qualche conclusione di testa arrivata di rimbalzo. Però per come si era messa la partita dopo l’espulsione, il pareggio va bene: D’Agostino ha corretto la squadra con i cambi senza rinunciare agli attaccanti, rinforzando la difesa solo nell’ultimo quarto d’ora, ma la gente non ha gradito. Ormai l’onda di protesta parte a prescindere, i tifosi contestano Di Masi e l’allenatore pretendendo dalla squadra cose che non può dare, ma la cosa era chiara ed evidente fin dall’estate. Eppure l’illusione dei playoff è ancora viva.

LA PARTITA – Squadre schierate secondo previsione: Alessandria col 3-4-1-2 con Chiarello dietro le punte Santini e De Luca, Olbia col ‘rombo’ (4-3-1-2) e Ragatzu in panchina, al suo posto l’argentino Peralta dietro i 2 giganti Ceter e Ogunseye.
Squadra ospite votata al pressing e ai raddoppi, chiamati a gran voce dal tecnico Filippi, per impedire all’avversario di giocare, squadra di casa propositiva soprattutto a sinistra, e da lì è nato il primo pericolo: al 21′ cross basso di Badan, a centro area Santini controlla e dribbla secco Bellodi che lo mette giù: sembra rigore netto, ma l’arbitro è a 5 metri e fischia la simulazione al ‘pelato’ ammonendolo. Qualche tifoso della curva dirà, nel post-gara, che il portiere sardo si è girato verso di loro dicendo “era rigore”, ma vale quel che vale. Al 29′ palla dentro di Santini ma prima De Luca e poi Chiarello vengono ‘murati’ al momento della conclusione. Al 34′ l’occasionissima: cross di Maltese da destra, Santini di testa cerca il palo lungo, la palla è destinata a uscire e De Luca sul rimbalzo prova a metterla dentro col portiere davanti, ma da 1 metro prende la traversa. Errore pazzesco!
Al 38′ si vede per la prima volta l’Olbia con Ceter che riceve palla da Ogunseye e spara col destro, Zogkos smorza la traiettoria e per Cucchietti nessun problema.
Nell’intervallo staffetta prevista Santini-Coralli, ma nella prima parte della ripresa l’Olbia attacca: è il 49′ quando Ogunseye svirgola il sinistro dal limite regalando palla al portiere. Al 57′ la partita cambia quando Pennington gestisce palla a metà campo, accanto alla linea laterale e Zogkos entra frontale a gamba tesa su di lui: fallo ‘scriteriato’ e violento, giusta l’espulsione.  Poco prima era entrato Sartore per Badan, ma a questo punto D’Agostino è costretto a due cambi per riequilibrare la squadra: dentro Gatto per Chiarello e Panizzi per Maltese. La mossa è chiara perché lascia la difesa a tre e le due punte, obbligando il centrocampo agli straordinari senza il trequartista. Al 72′ De Luca rientra da sinistra e tiro sporcato, parata facile. Al 76′ l’allenatore grigio difende il punto: fuori De Luca e spazio a Delvino, difesa ‘a 4’. Fischi. Al 77′ cross di Vallocchia, debole testa centrale di Ogunseye. Dopo un destro alto di Gemmi da fuori, Alessandria ancora viva in attacco: all’82′ doppia occasione grigia su angolo, prima con Coralli e poi con Sartore, ma Van der Want dice no, poi all’86′ una punizione del brasiliano mandrogno sfiora il palo dando l’illusione del gol. La palla non voleva proprio entrare.

Di Raimondo Bovone

Ricercatore instancabile della bellezza nel Calcio, caparbio "incantato" dalla Cultura quale bisettrice unica di stile di vita. Si definisce "un Uomo qualunque" alla ricerca dell'Essenzialità dell'Essere.