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Esistono quattro stili educativi differenti:autoritario, permissivo, autorevole e trascurante

La psicologa Enrica Grande: “Non è facile trovare il giusto equilibrio”

Abbiamo deciso di scrivere un articolo per comprendere quale sia il più adeguato atteggiamento dei genitori nei confronti dei figli, concentrandoci su un modello educativo molto diffuso al giorno d’oggi: lo stile permissivo. Per riuscire nell’impresa, abbiamo contattato la dottoressa Enrica Grande, psicologa ad Alessandria.
Ci è stata fatta chiarezza sul fatto che esistono quattro stili educativi differenti: autoritario, permissivo, autorevole, trascurante o di rifiuto. La dottoressa ci ha spiegato che, al giorno d’oggi, l’approccio dei genitori con i figli è o troppo autoritario o troppo permissivo. I genitori ideali dovrebbero essere autorevoli, ma, a volte, risulta arduo, poiché è difficile che un genitore riesca ad essere autorevole senza essere autoritario. Un atteggiamento autoritario induce risentimento nei figli, facendo perdere, poco a poco, la fiducia in se stessi.
L’atteggiamento permissivo, invece, crea confusione nel figlio, che fatica a capire quale sia il ruolo dei genitori e quale quello dei figli. In questo caso, il bambino, o il giovane, si sente onnipotente: tutto gli è dovuto, non conosce i suoi limiti e le sue possibilità. È abituato fin da piccolo a fare quello che vuole: gestisce da solo la tv ed il computer ed avanza continue pretese.
Per il figlio è difficilissimo, quindi, diventare responsabile delle proprie scelte, perché una scelta responsabile viene fatta conoscendo le proprie possibilità ed i propri limiti.
Il clima familiare non conflittuale rende difficile per il ragazzo cimentarsi con i contrasti della realtà esterna. Quando, infatti, egli entra in contatto con ambienti conflittuali o lavorativi, nascono spesso insicurezze e disagi. Il genitore, pertanto, deve porre dei limiti, creare un clima di rispetto ed accettazione, caratterizzato da calore, amore, affetto e regole, che permetta al figlio di prepararsi al meglio all’entrata nella società.

Giada Guzzon

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