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E’ difficile associare i concetti di bellezza e di estetica al mondo dell’industria, alla complessa realtà della fabbrica e all’artificialità del prodotto finale. Tuttavia, è possibile farlo attraverso la fotografia, quel straordinario modo di raccontare il mondo per immagini. Così si potrebbe riassumere quanto emerso ieri sera al Palazzo del Monferrato di Alessandria nel corso della presentazione di “Industria “, la mostra fotografica del pluripremiato Niccolò Biddau, che ha avuto il piacere di essere accompagnato dal critico d’arte e professore di design Philippe Daverio.

Philippe Daverio Industria

 

Moderata da Elena Rossa dell’agenzia di comunicazione Amapòla, la serata s’è aperta con i saluti dei principali patrocinatori della mostra. Gian Luigi Coscia ha espresso l’orgoglio della Camera di Commercio di Alessandria, di cui è presidente, nell’organizzare quest’esibizione e la volontà di preparare altre iniziative per far conoscere l’industria alessandrina al più ampio pubblico possibile. Gianni Ghè, vicepresidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria, ha sottolineato come le foto di Biddau possono richiamare in chi le osserva la propria natura industriale, aspetto da conservare in un mondo altamente finanziarizzato come quello attuale. Il presidente di Confindustria Alessandria, Marco Giovannini, ha sottolineato come questi scatti abbiano la grande capacità di mettere al centro il sentimento della produzione industriale e ha invitato i giovani ad andare a vederli.

Relatori Industria

 

Successivamente, Niccolò Biddau ha preso la parola e ha spiegato cosa c’è dietro questo progetto. Esso è nato “per raccontare il rapporto tra l’impresa e il territorio”, coinvolgendo sia le realtà più affermate sia quelle meno note ma altrettanto “innovative”. Il suo lavoro è andato di pari passo con la stessa azienda, con la quale Biddau s’è impegnato a fare una “analisi congiunta” del mondo industriale. “Il tema di fondo è illustrare il processo complesso di creazione degli oggetti di utilizzo quotidiano”, ha detto l’autore del reportage, aiutato in questo senso dal contributi di vari critici d’arte, tra cui Philippe Daverio.

Quest’ultimo richiamo ha dato il via alla relazione del famoso conduttore televisivo, al termine della quale c’è stata una corposa scrosciata di applausi. “Le mostre servono a prendere coscienza di un fenomeno, a produrre memoria, identità ed etica”, ha detto Daverio, il quale ha esaltato la creatività e l’organizzazione mentale di quei pochi che si prendono il compito di produrre beni per l’intero paese. L’etica della fabbrica italiana s’è formata a partire dall’epoca degli opifici e rappresenta ancora oggi un elemento aggregativo per la società italiana. La fabbrica italiana possiede una sua estetica, una sua bellezza, che ci rende unici in tutto il mondo e che ci pone su un piano qualitativo superiore rispetto a chi produce di più ma senza mettere questi elementi nei propri lavori. Secondo Daverio, Niccolò Biddau è riuscito a cogliere tutto questo con la fotografia, “mestiere ad alta concentrazione mentale”, che richiede un’eccezionale “istintività” a chi vi si cimenta.

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