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Quattro sono gli appuntamenti della mini rassegna della Compagnia degli Stregatti che si inserisce nel fitto programma estivo alessandrino con “Goldoni vs Moliere”: la location sarà quella dell’ex Ospedale Militare, in Via XXIV Maggio.
I protagonisti e le storie sono tanti e diversi tra loro. Tutte realtà teatrali del territorio: la compagnia Jurij Ferrini sarà in scena il 28 agosto con “La Locandiera”, mentre il 30 sarà la volta della compagnia Il Cerchio di Gesso
e il loro “Don Giovanni”.
Il 4 settembre “La Vedova Scaltra” goldoniana proposta dalla compagnia teatrale Nuove Forme che si “scontrerà” solo due giorni dopo (il 6 settembre) con “Il malato immaginario” di Moliere, della Compagnia degli Stregatti.
Tutte opere della storia della letteratura che vengono rilette in chiave moderna.
In occasione degli spettacoli teatrali nelle giornate di giovedi’ 28 agosto, l’Assessorato ai Beni e Politiche Culturali ha previsto l’apertura straordinaria dell’ex chiesa di San Francesco con ingresso libero dalle ore 18.00 alle ore 21.00 (ultimo ingresso alle ore 20.45).
Nella giornata di giovedì 4 settembre sono previste due visite guidate: la prima visita si terrà alle ore 18.30, la seconda alle ore 19.00.

 
Ex Chiesa di San Francesco -Via XXIV Maggio

Secondo la tradizione il viaggio compiuto da San Francesco nel 1213 nell’area corrispondente alle attuali regioni ligure e piemontese diede avvio alla predicazione e alla costituzione dei primi conventi.
Nel 1217 furono istituite undici province dell’Ordine tra le quali la Custodia di Genova di cui Alessandria farà parte fino al 1725, per poi passare a quella torinese.
I minori Conventuali sono documentati in Città nel 1254. I lavori della chiesa dovettero iniziare allo scadere del XIII secolo per volere del nobile Guglielmo Inviziati e furono portati a termine nei primi decenni del Trecento in seguito ad una donazione di Re Roberto, figlio di Carlo d’Angiò, che dotò di beni il convento per il mantenimento dei religiosi.
Le caratteristiche architettoniche dell’edificio religioso confermano la datazione al primo Trecento.
Nonostante il vasto ambiente sia tramezzato in due piani, la sua struttura risulta ben leggibile. L’interno è suddiviso in tre navate da slanciati pilastri a fascio sormontati da capitelli cubici smussati alla base, talvolta arricchiti da stilizzate foglie d’acanto e da decorazioni zoo-fitomorfe.
La navata centrale è larga il doppio rispetto a quelle laterali e termina in un abside quadrata, ricostruita alla fine del Settecento affiancata da due cappelle anch’esse della stessa forma.
Sui fianchi dell’edificio si aprivano una serie di cappelle. Il mattone a vista caratterizza tutto l’aspetto esterno, i fianchi hanno perso la loro configurazione originale e risulta difficile capire dove fossero aperte le finestre che un tempo davano luce all’interno.
Dell’antica facciata rivolta verso via XXIV Maggio, sopravvivono ancora le sue linee essenziali.
Suddivisa in tre campi da quattro contrafforti, essa presentava in quello centrale il portale ad arco a pieno centro, in origine sormontato da una ghimberga di cui si notano le tracce perimetrali.
Il fronte doveva risultare rialzato e terminare a capanna logica conseguenza della forma originaria del finestrone, ancora oggi adorno della decorazione in cotto a stampo, ma purtroppo tagliato dal cornicione.
Con la soppressione degli ordini monastici e delle congregazioni regolari (1802) il complesso divenne di proprietà demaniale.
Il decreto emesso a Saint Cloud nel 1803 lo destinò a caserma di cavalleria. In seguito a questo passaggio l’edificio sacro fu tramezzato in due piani (1816) per ospitare sia i magazzini che i dormitori delle truppe.
Nel 1833 su ordine di Carlo Alberto l’intera struttura divenne caserma e ospedale militare.
Nel 1919, a seguito della notifica da parte dell’allora soprintendente ai monumenti del Piemonte, Cesare Bertea, la chiesa venne annoverata tra i monumenti di notevole interesse storico e sottoposta a tutela.
Il complesso è rimasto di proprietà militare per essere poi acquisito dal Comune che si è occupato dei lavori di restauro.
Gli interventi di restauro hanno portato alla luce la decorazione policroma delle volte, con motivi ornamentali di grande bellezza, riconducibili a modelli di primissimo Trecento.
Alla base del campanile è invece emerso un affresco raffigurante una “Madonna con bambino e due angeli”, sovrastato da uno stemma
(forse della famiglia Boidi-Trotti) e da un’iscrizione del 1328.

Di Fausta Dal Monte

Giornalista professionista dal 1994, amante dei viaggi. "La mia casa è il mondo"

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