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Paulo Guacchione, project manager, lavora a Shangai da circa tre anni. Da Acqui Terme è partito alla ricerca della giusta opportunità all’estero in un gruppo internazionale, HBA. Grazie alla sua esperienza in architettura ed “interior”, ora disegna hotel, ville e ampliamenti di città nell’est asiatico. Impegnato a progettare interior design di hotel appartenenti ai gruppi Hilton e Starwood (tra cui uno degli hotel che ospiterà le olimpiadi invernali in Cina del 2020), dal lato comunicativo si occupa anche di conferenze sul design europeo in Cina e noi lo abbiamo intervistato.

Dove nasce la passione per il design e il lavoro di architetto?

Il mio percorso formativo nasce una volta raggiunto il diploma: laurea magistrale in architettura raggiunta a pieni voti con lode a Genova e borsa di studio vinta per un master professionale in Interior design allo IED di Torino. Una scelta di vita fu intraprendere la via del design e una passione nata un po’ per curiosità e un po’ per destino.

Sapevo che non avrei dovuto mollare e che prima o poi avrei realizzato il mio sogno

Dall’Italia alla Cina, una scelta vincente per un giovane in carriera?paulo
Sinceramente sono sempre stato, e sono tuttora, molto legato all’Italia, specialmente alla mia città: devo ammettere che non è stata una scelta facile, ma in quel periodo, cosi come ora, l’Italia nel mio ambito di specializzazione non offriva grandi opportunità: dopo anni di sacrifi ci mi sentivo in dovere di mettermi in gioco. Sapevo che non avrei dovuto mollare e che prima o poi avrei realizzato il mio sogno.

Ad Acqui, villa Ottolenghi ha vinto il premio “European Garden award”, quali sono gli spazi di un giardino a Shanghai?
Sicuramente le dimensioni e il rapporto uomo-città hanno connotazioni diverse in una megalopoli come Shanghai di 27 milioni di abitanti, in cui si possono trovare larghe distese verdi come ad esempio “Century park”. Ma la vera bellezza la si può trovare in piccoli angoli e parchi antichi e storici, in cui l’acqua, elemento fondamentale per la cultura cinese, si plasma e fonde con l’antichissima tradizione e storia della città.

Tra i progetti italiani da te seguiti anche “La Brenva” a Courmayeur, ci sono differenze “burocratiche” nel settore dell’edilizia rispetto alle altre nazioni?
Lavorando per lo più in ambito pubblico, in hotel, uffi ci e retail, essendo ormai il mondo globalizzato devo dire che le regole sono più o meno rigide e importanti anche in Cina cosi come in Europa. La differenza fondamentale sta nell’approccio al progetto: la fase di concettualizzazione (concept, idea) del progetto é fondamentale e con il passare degli anni la nuova generazione cinese, in ambito del design, sta diventando sempre più esigente.

Dal design di Hotel prestigiosi al progetto di una intera cittadina cinese, quali sono le prospettive del tuo lavoro?
A dir la verità non mi sarei mai aspettato un così repentino cambiamento nel breve termine e soprattutto dover trattare ogni giorno con progetti di notevoli dimensioni e importanza. Quello che mi auguro per il futuro è di continuare a migliorarmi e a vivere il mio lavoro con la stessa passione di oggi e, magari un giorno, avere la possibilità di contribuire allo sviluppo, urbanistico e architettonico, delle nostre amate zone.

Giancarlo Perazzi

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