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Avevamo lasciato il musicista Stefano Nozzoli nell’ombelico del mondo…

Da Cuzco a Puerto Maldonado… sul Rio Madre de Dios

Avevamo lasciato il musicista Stefano Nozzoli nell’ombelico del mondo: Cuzco, la Valle Sacra e soprattutto il Macchu Picchu… Ma il desiderio di condivisione e culture di popoli non ancora intaccati dallo spirito di competitività che contraddistingue il “far musica” in Europa ha spinto il nostro viaggiatore a proseguire il suo itinerario “saltando in una notte dai 3.400 mt della Città Inka per eccellenza e atterrando, scarrozzati da un bus giù dalle Ande, nella foresta peruviana meridionale”. Qui, nello stordimento tropicale del primo mattino, si vedono “strade sterrate e una quantità di motocicli, molti dei quali adibiti a taxi”: è fatale come si possa mutare prospettiva in così poco tempo e come il corpo riesca ad adattarsi a simili sbalzi… Per poter accedere alla Riserva Naturale del Tambopata (una biosfera unica al mondo per concentrazione di specie) e scorrazzare liberamente ‘in bote’ – cioé in barca – sul Rio Madre de Dios, è necessaria una guida: ecco dunque Victor, un simpatico signore boliviano, pronto ad aprire il regno della giungla. L’inaugurazione avviene la sera stessa dell’arrivo, con la cerimonia dell’Ayahuasca, a casa di uno sciamano-curandero. Il giorno dopo, con un piccolo gruppo, si raggiunge il Lago Sandoval: bordeggiando le sue sponde con una barca a remi, è stupendo “osservare una quantità di uccelli esotici dai nomi colorati come le loro piume”: e ancora “lontre, caimani, capibara, Ara Ararauno e Ara Macao, stormi di pappagallini verdi in battaglioni strepitanti e naturalmente scimmie di tutti i generi che si dondolano e saltano tra le liane alte di alberi maestosi”. Il tutto, senza dimenticare intere colonie di farfalle gialle posate sulle sponde limacciose del fiume marrone (“purtroppo fortemente minacciato dal mercurio dei cercatori d’oro”), che si muovono nell’aria “come tanti coriandoli alzati dal vento”. Dopo questa parentesi amazzonica, si arriva dall’altra parte della cordigliera e si raggiunge la bella e bianca città di Arequipa, dominata dalla cima innevata del vulcano El Misti (5.821mt). Oltre alla particolare bellezza della città, con il suo magnifico Monastirio di Santa Catalina, ad attirare l’attenzione sono soprattutto la valle dei vulcani e il Canyon del Colca. Il nostro viaggiatore ha infatti percorso da Cabanaconde questa cicatrice della terra: un canyon infuocato, con i piedi nelle polveri vulcaniche, “zigzagando e cucendo da una parte all’altra su ponti di legno dondolanti il fiume torrenziale che crepita sotto e i condor che volteggiano in cielo”. E infine, di notte, la luna piena, che “stende i suoi raggi verdi sulle lussureggianti, oasi di palme e fresche sorgenti”.

Gianmaria Zanier

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