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Presentati i risultati dello studio Stellar, mentre FDA giudica lo “zainetto” come“humanitarian device exemption”
Il Mesotelioma Maligno è un tumore della pleura di difficile gestione, ma ad Alessandria e Casale da anni c’è un gruppo di persone dedicate che seguono le numerose fasi terapeutiche, coordinandosi tra loro, per fare sì che i pazienti possano trovare la migliore cura mantenendo la migliore qualità di vita.
Il mesotelioma maligno è “doloroso” sotto molti punti di vista: si tratta di una neoplasia aggressiva che in Italia ha una incidenza inferiore a 6 casi ogni 100.000 persone l’anno ed è quindi raro, ma non in Provincia di Alessandria, dove ogni anno ne vengono diagnosticati tra i 50 e i 70 nuovi casi, dei quali il 50% presenta un’esposizione ambientale all’amianto, che è il principale agente eziopatogenetico. In Italia la sorveglianza epidemiologica del mesotelioma, la ricerca attiva, la registrazione dei casi incidenti e l’analisi delle modalità di esposizione all’amianto sono svolte dal Registro Nazionale dei casi di Mesotelioma (ReNaM) che stima una incidenza di circa 1500 nuovi casi ogni anno.
La patologia è molto sintomatica e proprio sulla qualità della vita interviene immediatamente lo staff coordinato dalla dr.ssa Federica Grosso, responsabile della struttura Mesotelioma dell’Azienda Ospedaliera di Alessandria: “Il dolore, la fatica a respirare, il fiato corto, la perdita di peso, generano uno stato di ansia oltre ad una situazione di profondo disagio psicologico – spiega la dr.ssa Grosso – Grazie alla stretta collaborazione con i medici palliativisti interveniamo immediatamente per il controllo dei sintomi attraverso le cure; inoltre grazie alla collaborazione con l’Università di Torino cerchiamo di fornire un intervento tempestivo anche attraverso il supporto psicologico, per dare aiuto al paziente e al suo nucleo famigliare”.
Ma come viene diagnosticato il mesotelioma e quanti sono i professionisti coinvolti nel processo di assistenza e ricerca?
Prosegue Federica Grosso: “La diagnosi della malattia avviene sempre tramite la biopsia,  condotta in corso di pleuroscopia medica o videotoracoscopia chirurgica rispettivamente da Pneumologi e Chirurghi Toracici. Un corretto inquadramento patologico è cruciale per impostare al meglio il percorso del paziente, la diagnosi richiede patologi esperti e si basa a volte sul supporto della biologia molecolare. La diagnosi radiologica viene fatta tramite la Tac di stadiazione, che deve essere eseguita da radiologi esperti che possano valutare l’estensione e quindi lo stadio della malattia e misurarla nei punti giusti, in modo da avere  una “fotografia” prima dell’avvio del trattamento. Quando la malattia è limitata e si prevede un intervento, viene effettuata anche una Pet per escludere la presenza di malattia fuori dal torace. I pazienti, poi, vengono inviati ai nostri ambulatori, dove come già detto viene offerta la proposta di supporto psicologico e la visita del palliativista; noi oncologi invece verifichiamo l’impostazione delle terapie più adeguate. È molto importante, in questa patologia soprattutto, che l’assistenza e la ricerca, siano strettamente connesse: oltre il 30% dei nostri pazienti riesce ad entrare in protocolli clinici con farmaci sperimentali. L’obiettivo principale è di rallentare la progressione della malattia o di ridurla mantenendo una buona qualità della vita. Purtroppo solo in pochissimi casi, quasi aneddotici, si riesce a curarla in modo definitivo, ma ci sono molti casi in cui la malattia regredisce e rimane sotto controllo per periodi prolungati. È fondamentale avere nel gruppo un radiologo esperto che applica dei criteri di misurazione specifici per il mesotelioma in maniera affidabile e riproducibile. In alcuni casi in cui la malattia infiltra la parete toracica ed è molto dolorosa e difficile da controllare con i farmaci del dolore si può ricorrere a tecniche locoregionali come la radioterapia o le radiofrequenze mirate a contenere i sintomi”.
I professionisti coinvolti nella cura del paziente sono numerosi e alcuni accompagnano il paziente in ogni fase della malattia: lo pneumologo, il patologo, l’oncologo, il palliativista, lo psicologo, il radioterapista, il chirurgo toracico, il radiologo, il medico di medicina nucleare, l’infermiere, ma anche il datamanager che segue i pazienti in studio.
Un percorso molto complesso, per il quale l’Azienda Ospedaliera di Alessandria, in collaborazione con gli specialisti dell’Ospedale S. Spirito di Casale ha maturato una competenza estremamente qualificata e che si colloca all’interno della Infrastruttura della Ricerca Formazione e Innovazione diretta da Antonio Maconi, al centro del progetto di riconoscimento di Irccs sulle patologie ambientali che l’Azienda sta realizzando in collaborazione con l’Università del Piemonte Orientale.
Federica Grosso è stata nei giorni scorsi a Barcellona, in occasione del World Conference on Lung Cancer (WCLC 2019) a presentare un poster sui risultati di una analisi di sottogruppo dello studio STELLAR che ha valutato l’attività del TTF (una sorta di  “zainetto” munito di cerotti trasduttori che creano campi elettrici a bassa intensità e frequenza tra 100-300 kHz, dotati di un’azione anti-mitotica sul ciclo cellulare del tumore agendo in sinergia col trattamento chemioterapico) e la chemioterapia nel mesotelioma, analizzando le caratteristiche dei pazienti che hanno avuto risposta o beneficio clinico dal trattamento. La probabilità di risposta è stata del 40% e il beneficio clinico del 97%. La durata mediana della risposta è stata di circa 6 mesi. La tossicità è stata correlata soprattutto alla chemioterapia e non al device. L’FDA a maggio di quest’anno ha approvato il TTF come humanitarian device exemption. Il dispositivo in USA potrà essere prescritto dai Radioterapisti per il trattamento dei mesoteliomi con malattia avanzata non operabile. La prossima settimana Federica Grosso presenterà al congresso mondiale di radioterapia ASTRO i meccanismi d’azione e i risultati dello studio Stellar.
Inoltre, la dottoressa Grosso ha illustrato  a Casale Monferrato in occasione della Scuola EMU 2019 (European Mineralogical Union School) lo stato di avanzamento dei progetti che la struttura sta realizzando.

Di Fausta Dal Monte

Giornalista professionista dal 1994, amante dei viaggi. "La mia casa è il mondo"