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Sono stato, l’altra sera, al cinema Kristalli, dove ogni mercoledì da novembre a maggio l’attor nostro Massimo Bagliani tiene un corso di recitazione giunto ormai al 4° anno.
Ho sempre seguito questa iniziativa con passione e con amore per il teatro, raccontandola su queste righe, nel suo divenire, fino al ‘saggio’ finale del giugno di ogni anno.
E l’ho fatto, al di là dell’antica amicizia con Massimo e dell’indispensabile moglie Isabella, perché è bello raccontare i risvolti, spesso ‘comici’, di chi si mette in discussione, magari ad ‘anta’ avanzati, cercando di imparare cose nuove, salendo sul palcoscenico davanti al pubblico per affrontare le proprie paure e vincere l’imbarazzo.

Ma l’altra sera, al di là delle prove e delle assenze, ho provato a guardare la cosa sotto un’ottica diversa. Ho studiato il personaggio Bagliani nella veste dell’insegnante di teatro, veste che ho trovato leggermente diversa rispetto allo scorso anno. E secondo me la diversità consiste nella consapevolezza del ruolo di regista che Massimo sta maturando nella vita professionale con i suoi più recenti spettacoli itineranti, in cui si avvale della collaborazione e della recitazione della moglie Isabella.

E così ho scoperto un Bagliani più ‘avvolgente’ e ‘coinvolgente’ nei confronti dei corsisti, nel senso che è entrato di più nel ruolo del regista e li trascina dentro la recitazione, cosa spesso non facile. Non che prima non lo facesse, anzi. Ma mi spiego meglio.

Il fatto di ripetere spesso, ai corsisti che sbagliano, “La colpa è la mia!”, “La colpa è sempre del regista!”, li scarica dalle loro responsabilità, magari evidenti dalla platea, aiutandoli a correggersi e ad esprimersi meglio. Così come stimola a controllare l’atteggiamento del pubblico, di cui c’è grande rispetto ma la cui attenzione va sempre ‘catturata’ e ‘mantenuta’, a dispetto della concorrenza sleale ed epidemica dei telefoni cellulari.
Li chiamo così per semplificare, ma il concetto è chiaro. Sono loro i grandi rivali degli attori a teatro: loro che distraggono, loro che vibrano (e qualcuno suona pure…), loro che fotografano ciò che succede sul palco, facendo spesso perdere la battuta centrale.
Ma ‘bisogna’ scattare, per mandare la foto a qualcuno e dire “io c’ero…”. 

E intanto arriva un insegnamento che non è solo scenico, ma di vita. Bagliani, quando insegna, usa tantissimo i paralleli fra il teatro e la vita, e regale pillole di saggezza assorbite dai suoi maestri, che cita sempre con affetto. E dimostra, muovendosi con i corsisti sul palco, imitando i loro errori, che le cose che imparano ‘lì sopra’ potranno essere d’aiuto a migliorare nella vita quotidiana. E spiega sempre con chiarezza il perché e il per come.

E in chiusura vorrei citare la pausa, che Massimo chiama “UN!”. Insegnamento meraviglioso, perchè abitua le persone a ‘prendere il tempo’ per farsi capire.
Ripetere mentalmente “UN!”, prima di ricominciare a parlare, aiuta a non mangiare le parole, a prendere fiato, a memorizzare la battuta, a dire con chiarezza ciò che si vuole.
Sul palco come nella vita.

E quest’anno, al di là del repertorio scelto per lo spettacolo del corso, come sempre di grande qualità, trovo che ci sia un Bagliani un po’ più regista. Chissà che ne pensa lui…

Di Raimondo Bovone

Ricercatore instancabile della bellezza nel Calcio, caparbio "incantato" dalla Cultura quale bisettrice unica di stile di vita. Si definisce "un Uomo qualunque" alla ricerca dell'Essenzialità dell'Essere.