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Si sa, agosto – specialmente per il pubblico cinematografico italiano – è tempo di horror e poco più. Per questo motivo vi proponiamo, nel primo weekend del mese, due pellicole di genere: la prima è Dark Hall, del regista spagnolo Rodrigo Cortés (Buried – Sepolto), dall’omonimo romanzo di Lois Duncan. Katherine Gordy (detta ‘Kit’) – AnnaSophia Robb, già vista in Charlie e la fabbrica di cioccolato e Un ponte per Terabithia – è una ragazzina vittoriana complicata e ribelle, con gravi problemi scolastici e familiari, in parte derivati dalla perdita precoce del padre e dalla difficoltà di relazione con il nuovo compagno della madre. Come estrema forma d’aiuto, Kit viene spedita nel severo e rigido collegio di Blackwood, un’antica magione sperduta in mezzo ai boschi gelidamente gestita dalla misteriosa Madame Duret (un’ottima Uma Thurman). Qui, insieme ad altre quattro sfortunate “colleghe”, scoprirà ben presto che educazione e messa a profitto dei talenti hanno un prezzo a volte altissimo da pagare, e che dietro l’artificio, i buoni costumi e le belle maniere si celano fantasmi e spaventosi segreti. Il repertorio iconografico di questo film per teenager tratto da un romanzo rappresentativo del genere “young adult” è abbastanza scontato e banale, anche se l’idea che anima la stesura del soggetto è buona e originale: purtroppo, la novità si perde nei meandri degli effetti orrorifici più tradizionali, riducendo Dark Hall a un horror solo parzialmente riuscito.

Hereditary – Le radici del male – esordio alla regia di Ari Aster – invece, naufraga non tanto nelle scelte stilistiche e nell’apparato narrativo, di buon livello, quanto proprio sul finale: si sa, specie in un horror, una prova complessa e alquanto delicata. Ispirandosi in parte a vissuti personali e andando a pescare nel ricchissimo bacino immaginifico del genere degli anni Sessanta e Settanta (da L’esorcista, per intenderci, a Amityville Horror e affini), Aster, qui anche sceneggiatore, ripercorre il tema della casa maledetta e dei sinistri effetti di una “maledizione” che affonda le sue radici in un lontanissimo e sfocato passato. Annie Graham(Toni Collette) è una madre di famiglia e miniaturista per passione (non a caso i suoi lavori hanno nel film un ruolo non casuale): ha due figli normalissimi, Peter (Alex Wolff) e Charlie (Milly Shapiro), e un marito, Steve (Gabriel Byrne), in grado di offrire tutto il sostegno necessario ai suoi cari. L’unico neo è che Annie ha avuto una madre, Ellen, afflitta da gravi problemi psichiatrici, che all’inizio del film è appena mancata, dopo aver procurato alla figlia non pochi traumi. La sua scomparsa pare, tra l’altro, peggiorare la situazione, avvolgendo ciò che resta di un nucleo familiare in via di disfacimento in una fitta cortina di inquietanti eventi, oscuri presagi, lutti, come se una terribile maledizione pesasse su tutti i suoi membri. Hereditary – Le radici del male vale per la sua messa in scena, a tratti potente ed evocativa, di una famiglia disfunzionale: peccato che le premesse conducano a uno scioglimento dell’arcano non all’altezza di ciò che abbiamo visto accadere prima.

Barbara Rossi