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Per coloro che, in questo fine settimana, volessero compiere una scelta alternativa rispetto alla tradizionale visione festivaliera sanremese, è consigliabile 15:17 Attacco al treno del grande vecchio Clint Eastwood, oramai sempre più proiettato verso il racconto di un’America “eroica” suo malgrado, spesso e volentieri al centro di tragedie, lotte, conflitti imprevisti, non totalmente voluti e mal digeriti. La pellicola si basa sull’autobiografia “The 15:17 to Paris: The True Story of a Terrorist, a Train, and Three American Heroes” di Jeffrey E. Stern, Spencer Stone, Anthony Sadler e Alek Skarlatos, i veri protagonisti (due fra loro con una carriera militare alle spalle) e narra l’attacco al treno Thalys sulla linea Amsterdam-Parigi del 21 agosto 2015;  Stone, Sadler e Skarlatos sono stati scritturati da Eastwood per intepretare loro stessi. I tre ragazzi di Sacramento, California, sono amici sin dai tempi del liceo: le rispettive vite li allontanano, portandoli a seguire percorsi di studio e lavoro differenti, ma il destino li riunisce inaspettatamente sul treno delle 15 e 17, ad Amsterdam, dove tutti sono in viaggio nel corso di una vacanza, e dove un estremista dell’Isis è in procinto di mettere in atto un tragico atto terroristico. Eastwood mette in scena, con il consueto rigore narrativo, la fedeltà alla storia e il ritmo serrato, non soltanto l’accadimento in sè, ma anche il prima, l’atmosfera leggera e se vogliamo, banale, delle vacanze di tre giovani assolutamente consueti, che di “eroico” non hanno proprio nulla: capaci, tuttavia, nel momento del bisogno e del pericolo, di tirar fuori il meglio da loro stessi. E’ proprio questa, secondo Eastwood, la stra-ordinaria ordinarietà dell’autentico eroismo, un discorso che il regista porta avanti sin dai tempi di American Sniper e poi attraverso il recente Sully. La pellicola ha qualche momento un po’ lasso, qualche retorica e ripetizione di troppo, ma la mano dell’autore è sempre ferma, abile, magica, a dispetto dell’età. Clint Eastwood si conferma tra i più grandi narratori americani del cinema contemporaneo e quest’ultima opera non fa eccezione.

Tutti gli uomini di Victoria, in proiezione al cinema Macalle’ di Castelceriolo (Al), è una deliziosa commedia francese della regista e sceneggiatrice Justine Triet, qui al suo secondo lungometraggio. Il film, proiettato al Festival di Cannes nel 2016, ha ricevuto il premio alla migliore attrice (Virginie Efira nel ruolo della protagonista Victoria) nel corso della settima edizione dei premi Magritte ed è stato candidato ai César 2016 nelle sezioni “miglior film” e “miglior sceneggiatura originale”. Victoria Spick è un giovane avvocato penalista, separata dal marito David (Laurent Poitrenaux), blogger con aspirazioni letterarie, con due figlie ancora piccole da crescere. Al matrimonio di un’amica Victoria re-incontra Vincent (Melvil Poupaud), un vecchio amico ora accusato di aver ucciso la sua compagna, che desidera assistenza legale; e Sam (Vincent Lacoste), ex spacciatore e antico assistito. Tutti e tre desiderano-pretendono qualcosa da Victoria: tutti la amano a modo proprio, di un amore narcisista ed egoistico. Victoria, stretta fra le maglie di questi intrecci “sentimentali”, dovrà imparare a capire che cosa vuole davvero, indipendentemente da un’attrazione di superficie; i tre, invece, dovranno imparare ad amare senza nulla pretendere, ma spendendosi, invece, nel dare. La stessa Triet definisce la pellicola “una commedia disperata sulla vita caotica di una donna moderna”: in effetti, ci troviamo qui alle prese con un tema molto serio, quello dell’incomunicabilità e della precarietà delle relazioni umane, sotto forma di comedy-drama con punte di sarcasmo pungente e paradossale, situazioni estreme, dialoghi al fulmicotone. Tutti gli Uomini di Victoria, afferma la regista, è il “ritratto di una donna che cade, sbaglia, ma come sempre si rialza. […] È una pellicola che sviluppa una satira sulla vita di coppia e sulle relazioni sessuali. Vincent ha problemi sessuali con la sua fidanzata che lo accusa di tentato omicidio; David rivela la vita sessuale di Victoria nel suo blog; Victoria consulta una sensitiva ed uno strizzacervelli che la incoraggiano a risvegliare la sua vita sessuale. E quando ci prova, ogni incontro è più insignificante del precedente. Si tratta di scene di pura commedia in cui regna una profonda solitudine”.

Barbara Rossi