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Al cinema, in questo fine settimana di metà luglio, troviamo due pellicole opposte come stile, contenuti e genere: l’ultimo capitolo a stelle e strisce della saga de Il pianeta delle scimmie e una divertente e ironica commedia, protagonista una star del cinema comico francese.

The War – Il pianeta delle scimmie di Matt Reeves rappresenta l’episodio conclusivo della trilogia prequel legata alla celeberrima saga: oramai, al pari di quella di Star Wars, leggermente ripetitiva e sfilacciata, per forza di cose, alla luce della quasi infinita dilazione temporale di questi racconti, assurti al rango di vere e proprie mitologie moderne. In The War la protagonista assoluta è, appunto, la guerra tra i primati e gli umani: violenta, come tutte le guerre, sanguinaria, feroce, ingiusta e senza eslusioni di colpi. Al centro della sarabanda infernale c’è sempre lui, Cesare, il geniale e quasi-umano capo delle scimmie: al di là delle prevedibilità, soprattutto estetiche, della narrazione, il centro propulsore del film sta proprio in questo personaggio, magistralmente interpretato da un Andy Serkis di rara intensità espressiva e forza espressiva, affini a quelle dei divi del primo cinema muto. The War è una pellicola che vuole omaggiare il grande cinema bellico e wester,n proponendo costantemente una vera e propria pioggia di citazioni, da Apocalypse Now a Full Metal Jacket, da Sfida all’O.K. Corral a I magnifici sette. Anche l’approccio multiprospettico alla storia, resa attraverso i differenti punti di vista dei personaggi, è apprezzabile, pur nel contesto di un’opera mainstream progettata per soddisfare i gusti di un vasto pubblico.

In Un tirchio quasi perfetto, di Fred Cavayé (sinora specializzato in thriller, vedi Anything for Her e Point Blank), è un’esilarante commedia dai toni agrodolci che vede protagonista l’incorreggibile tirchio François Gautier (Dany Boon), molto simile all’arcinoto Avaro di Molière, in rotta con amici, parenti e vicini di casa per l’innata affezione all’adorato dio denaro. Come spesso accade in queste storie, un evento imprevisto – l’innamoramento per una violoncellista – insieme alla repentina scoperta di una paternità tardiva, lo costringeranno a fare i conti con l’atavica taccagneria, sviluppando un sentimento di generosità verso i propri cari. La commedia di Cavayé diverte e intrattiene piacevolmente, pur fra qualche lacuna e prevedibilità di troppo: le situazioni comiche risultano abbastanza ordinarie, difettando in originalità, nonostante non vadano a inficiare del tutto il buon esito di un film campione d’incassi ai botteghini d’oltralpe. La perla dell’intera operazione è senza dubbio Dany Boon, l’impiegato delle poste di Giù al Nord, il comico francese per eccellenza, ineguagliabile maschera attoriale in grado di tenere in magico equilibrio fra loro il riso e il pianto. Un ottimo interprete, in grado di mutare le sorti di una pellicola altrimenti sin troppo consueta.

Barbara Rossi