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Il week end si concentra sull’hip-hop e le sue contaminazioni, attraverso lo straordinario appuntamento in Piazza del Popolo a Vignale, con il duo interculturale Wang Ramirez, che traccia il ritratto di una generazione in movimento, tra contaminazioni etniche nello spettacolo Monchichi. Continua l’8 luglio, stessa ora, stesso luogo, con il gruppo francese dei Pockemon Crew, che ci permette di immergerci nell’atmosfera urbana dell’hip-hop a trecentosessanta gradi attraverso lo spettacolo Hashtag 2.0. Un racconto che restituisce un ritratto dell’epoca dei social network attraverso undici corpi in scena. Questi stessi artisti raddoppiano la loro performance domenica 9 a Orsolina28 a Moncalvo, in un’improvvisazione Free style in piena regola, in apertura di serata. Si continua poi con 15 minuti di pura danza e musica elettronica sulle note di Ryuchi Sakamoto e Alva Noto, sulla scena è ancora il duo Wang Ramirez con AP15, spettacolo vincitore del “New York Bessie Award for Outstanding Performance”.

La COMPAGNIE WANG RAMIREZ nasce nel 2007 a Perpignan. Porta avanti una ricerca unica che parte dall’hip-hop e accoglie altri linguaggi artistici, collezionando importanti riconoscimenti e collaborazioni. Honji Wang è danzatrice e coreografa, il suo linguaggio è una fusione di hip-hop sperimentale, arti marziali e danza classica. Negli ultimi anni ha collaborato con il coreografo Akram Khan e con la danzatrice di flamenco Rocío Molina, nonché con la celebre pop star Madonna per le coreografie del Rebel Heart Tour. Sébastien Ramirez è un danzatore e coreografo di fama internazionale. Inizia la sua carriera come talentuoso ballerino di breakdance, collezionando importanti riconoscimenti; fonda in seguito la sua compagnia. Ha collaborato, fra gli altri, con Akram Khan e con Madonna, è stato scelto dal Sadler’s Wells con altri quattro coreografi per la creazione dello spettacolo Riot Offspring, creato in occasione del centenario de La Sagra della primavera. 

Che cosa rappresenta Monchichi per voi e perché avete scelto un albero come unico elemento scenico?

Sébastien: Monchichi è la nostra prima collaborazione con la Compagnia. Rappresenta per noi un momento carico di significato all’inizio del nostro rapporto. Un momento in cui abbiamo messo in dubbio le nostre differenze culturali, il nostro background, la nostra identità, la nostra personalità. Per quanto riguarda l’albero, volevamo un palcoscenico minimal caratterizzato da un unico oggetto con cui interagire e che potesse anche enfatizzare la poesia di una relazione. Un albero è così ricco di pensieri filosofici da permettere allo spettatore di sognare e creare le proprie immagini e il proprio significato.

Honji: Monchichi rappresenta la curiosità nei confronti dell’altro. Si tratta di trovare dei legami attraverso le differenze. Amore, tempo, ascolto e apprendimento. L’albero enfatizza il giusto contesto in cui volevamo essere.

POCKEMON CREW è una delle compagnie hip hop tra le più titolate al mondo: un gruppo dall’irrefrenabile energia guidato dal coreografo Fhgani Riyad, nato alla fine degli anni novanta sul piazzale davanti all’Opera di Lione, che continua a imporsi nei maggiori contest internazionali e a girare il mondo con un successo travolgente.

Da cosa deriva il vostro Pockemon Crew?

Volevamo distinguerci dalla massa e non riproporre sempre le stesse cose. Nelle Battles di danza Hip Hop, le squadre consistevano soltanto in gruppi con riferimenti alle città d’origine, ai quartieri, alle vie ecc. Noi volevamo essere diversi perché avevamo un modo differente di concepire la danza. Eravamo giovani e il manga giapponese “Pokemon” era alla moda. A molti di noi piaceva questo manga, ecco perché abbiamo deciso di scegliere il nome “Pokemon” per partecipare alla prima Battle a Grenoble.

A proposito di danza Hip Hop, si tratta di un linguaggio destinato ai più giovani oppure riesce a essere universale?

La danza Hip Hop ha ormai raggiunto a pieno titolo la sua universalità come danza, allo stesso livello delle altre. È una danza che trae origine da una cultura ancora abbastanza giovane e nella quale c’è ancora molto da scoprire. I corpi di ballo più importanti e i teatri più prestigiosi hanno fatto ricorso a questa danza dell’improvvisazione. La si ritrova tutti i giorni sul piccolo schermo, nei video clip, nelle trasmissioni televisive, nelle

commedie musicali, nei film, ecc. I giovani riescono ad identificarsi facilmente con questa danza perché non passa inosservata. È una danza che si fa in strada, all’uscita di una stazione della metropolitana. Riunisce la gente, il pubblico si stringe in un cerchio. È un momento di scambio tra giovani e meno giovani. È una danza universale perché non ha colore e non conosce frontiere.

Di Fausta Dal Monte

Giornalista professionista dal 1994, amante dei viaggi. "La mia casa è il mondo"