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Un Paese civilmente educato è ormai una vana aspirazione. Dai gesti più semplici ai comportamenti pubblici che riguardano le istituzioni

Rispetto degli altri e di se stessi, delle cose proprie e di quelle altrui

Vi ricordate che, fino a qualche anno fa, alle elementari esisteva ancora una materia denominata “Educazione civica”? Questa “astrusa” disciplina si prefissava come obiettivo, insegnare ai bambini a possedere una buona ed ormai rara qualità: il senso civico.
Cosa sia passato nelle menti dei personaggi dei gradini più alti, quando hanno deciso di abolirla, non ci è dato saperlo. Forse, un paese civilmente educato, è un’aspirazione troppo grande per noi umili italiani. Forse, è una meta talmente lontana che tentare di raggiungerla sarebbe solo un inutile spreco di risorse. Forse, questo Paese ha bisogno di cambiamenti ed è per questo motivo che qui, con un po’ di speranza ed ottimismo, vogliamo parlare di educazione civica, perché un paese che ne è privo, in cui l’indifferenza regna sovrana, dà vita ad una popolazione incivile.
Vi farebbe piacere se vostro figlio inciampasse e cadesse su una sigaretta gettata a terra accesa, ustionandosi la manina? O se, in preda alla fretta ed alla ricerca disperata di un parcheggio (impresa quasi impossibile in città), v’imbatteste in una macchina che, posteggiata male, occupa due posti auto? O, ancora peggio, se aveste il diritto di posteggiare nei posti riservati ai disabili e, invece, lo ritrovaste occupato da chi il diritto non lo possiede. E vi farebbe piacere se, raggiunta una veneranda età o in dolce attesa, ritrovandovi a dover prendere l’autobus, trovaste tutti i posti a sedere occupati anche da ragazzi giovani per niente intenzionati a cedervelo?
Questi sono solo pochi dei numerosi esempi che è possibile fare. Essi si estendono anche ai rifiuti che, quotidianamente, ritroviamo nelle strade della nostra città: bottiglie di plastica e di vetro, lattine, cartacce, fazzoletti. Si estendono alle norme condominiali, all’inquinamento acustico, ai diritti illegittimi che spesso ci attribuiamo. Si estendono a tutto ciò che è senso civico: una forma di rispetto nei confronti degli altri che porta al rispetto verso se stessi, l’ambiente, il lavoro, la cultura. L’educazione stessa è cultura. Il rispetto si palesa anche nei piccoli gesti delle nostre azioni quotidiane: rivolgendosi con educazione e gentilezza ai dipendenti dei negozi o degli uffici pubblici e viceversa, raccogliendo gli escrementi del cane ed abbandonando passo dopo passo, la totale indifferenza che questo Paese continua a possedere. Perché, affinché possa verificarsi un cambiamento, dobbiamo essere noi cittadini in primo luogo, a permettere che accada.

Giada Guzzon

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