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Edoardo Chiossone ha vissuto tra il 1875 e il 1898 in Giappone come ritrattista ufficiale. Dalle sue opere lasciate al Comune di Genova, nacque il Museo d’Arte Orientale

Esposizioni permanenti e mostre tematiche rendono questo spazio museale sempre vivo e culturalmente in fermento

 

Museo-Chiossone-#1Edoardo Chiossone ha vissuto tra il 1875 e il 1898 in Giappone, lavorando presso il ministero delle Finanze e diventando, in seguito, ritrattista dell’imperatore.
Egli ha prodotto più di 500 lastre per banconote, francobolli, titoli di stato e altre carte valori. In questi ventitré anni di permanenza nella terra del Sol Levante ha raccolto un patrimonio artistico di grande valore che, per disposizione testamentaria, decise di donare al Comune di Genova. Così, nel 1905 nacque il Museo d’Arte Orientale (il primo di questo genere in Italia), situato nella cornice di Villetta Di Negro, giardino pubblico situato in Piazzale Mazzini (poco sopra la trafficata Piazza Corvetto, dieci – quindici minuti a piedi dalla stazione di Brignole), da cui è possibile godere di una bella vista del Porto Antico e del Mar Ligure.
Nelle gallerie d’esposizione permanente sono esposte pitture, stampe policrome, libri illustrati, sculture e suppellettili liturgiche buddhiste, oggetti archeologici, bronzi, monete, lacche, porcellane, smalti, maschere teatrali, armature e spade dei samurai, strumenti musicali, costumi, tessuti e complementi di abbigliamento.
Altrettanto interessanti sono le esposizioni temporanee del momento. “Porcellane cinesi e giapponesi nelle civiche collezioni genovesi” (inaugurata il 24/1/2012 e, in seguito, prorogata al 13/10/2013) accumula all’incirca 120 opere prodotte tra il XVI e il XIX secolo.
Si tratta principalmente di vasellami d’apparecchiatura e di arredi ornamentali, capaci di influenzare a tal punto il gusto occidentale da creare veri e propri orientamenti artistici (basti pensare, per esempio, al periodo della Chinoiserie, sviluppatosi a partire dal XVII secolo).
“Dimora divina, spazio umano. Templi dell’India nelle immagini di Italo Casale” (dal 10/5/2013 al 13/10/2013) mette in mostra il lavoro dell’insegnante di scuola superiore aretino, molto impegnato nel settore socio-educativo, grande viaggiatore dell’Asia e del Medio Oriente e amante dell’India.
Con le sue fotografie, egli ha illustrato varie espressioni della cultura religiosa indiana, frequentando soprattutto i complessi templari del Karnataka (Mahakuteshwar, Gamateshwara, Achyutaraye, Channekeshwara, Keshava, Virupuksa e Hematuka Hill), nel sud-ovest del paese, e del Tamil Nadu (Sri Ranganathaswamy, Brihadeeswarar, Ramanathaswamy, Thillai Nataraja, Achchi Pillaiyar Koil e Shiva Temple a Rockfort Hill), a sud-est.
Il tempio è il luogo dove la materialità della terra e dei fedeli entra in contatto con la spiritualità del cielo e della divinità. In esso, ci si astrae dalla mondanità mediante la purificazione, la contemplazione e la devozione, per poi tornare alla realtà incontrando altre persone, riflettendo sul mondo e condividendo momenti di socialità.

Stefano Summa

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