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Il miglior portiere femminile di hockey in-line parla dei suoi successi e dell’omosessualità

“Le persone che mi volevano bene me ne vogliono ancora”

Il vocabolario della lingua italiana definisce l’omofobia “Avversione ossessiva per gli omosessuali e l’omosessualità”. È difficile pensare che, nel 2014, si possa ancora parlare di tale atteggiamento. Pregiudizi e discriminazioni sono all’ordine del giorno, ma, per fortuna, c’è chi fa la differenza: una persona come Nicole Bonamino, miglior portiere femminile di hockey in-line 2011/2012 e 2012/2013.

Cosa ti ha spinta a fare coming-out? Non hai paura che questa decisione possa influire sulla tua carriera sportiva?
Nel mondo dello sport, ci sono sempre molte paure. Io ho pensato che fosse giunto il momento di dirlo, perché non c’è niente di cui vergognarsi. Non credo che la mia carriera possa essere compromessa, perché alla mia allenatrice importa di come gioco, non delle scelte delle mia vita privata.

Hai notato dei cambiamenti nelle persone?
No, in realtà, le persone che mi volevano bene me ne vogliono ancora.(ride) Diciamo che, in generale, sembra che io abbia fatto una bella cosa, insomma. Forse sembrano un po’ più fiere ed io ne sono contenta.

Nicole ha trovato il coraggio di battersi e di far valere la propria identità, perché non c’è cosa migliore che essere se stessi.

Come ti senti adesso? Più forte, più libera?
Bé, mi sono tolta un bel peso dallo stomaco. Mi sento meglio, perché so di aver fatto una cosa giusta e vivo più serenamente.

Come hai accettato la tua omosessualità? Quali sentimenti hai provato?
Credo di averlo sempre saputo, alla fine. Penso che sia stato un processo naturale, ecco. Non è stato così traumatico. Ho iniziato a pensarci seriamente quando avevo circa 18 anni. Sai, quando inizi a realizzarlo ti rendi conto anche di altri piccoli momenti del tuo passato ed inizi a fare due più due. Certo, non nego che ci siano stati dei periodi brutti, ma, nel complesso, secondo me, vale la pena essere se stessi.

Avendo fiducia in un futuro sempre migliore, Nicole dà un calcio all’omofobia e la sfida, rendendo genitori ed amici fieri ed orgogliosi delle sue scelte.

Tu hai trovato il coraggio per parlare ai tuoi genitori. Quale consiglio pensi di dare a chi non ci riesce ed ai genitori che faticano ad accettare i figli omosessuali?
Penso che un genitore dovrebbe, prima di tutto, volere il bene di suo figlio ed essere contento della sua felicità. Per quanto riguarda il ragazzo o la ragazza, mi sento di dire che, quello che si pensa o si immagina, spesso, è più brutto della realtà.

Giada Guzzon

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