All’Arca in esposizione fino al sei luglio il pittore come uno sciamano della steppa
Le opere dell’astrattista russo provenienti da San Pietroburgo
Situata in Piazza San Marco, accanto all’omonima chiesa e in pieno centro storico, l’Arca di Vercelli ospita la notevole mostra “Kandinsky. L’artista come sciamano”, in esposizione fino al 6 luglio. Per la prima volta in Italia sono esibite opere degli inizi dell’artista astrattista russo, provenienti dal Museo di San Pietroburgo e allestite da Eugenia Petrova. Il museo è aperto dal lunedì alla domenica, dalle dieci alle venti. Per informazioni su biglietti, visitate il sito http://www.mostrakandinsky.it/.
La mostra comprende ventidue quadri e sedici oggetti della tradizione popolare russa. Questa fu di grande ispirazione per Kandinsky, che vi entrò in contatto nel corso di un viaggio in Russia del nord nel 1889. I dipinti evidenziano l’evoluzione artistica del pittore russo. Egli, con il tempo, ha reso sempre più astratte le figure della realtà circostante, stilizzandole e modificandole attraverso giochi di colore. Il colore è lo strumento attraverso il quale l’autore cerca di rappresentare l’impressione personale dello scenario naturale.
Si può cogliere la forte tensione che il mito delle campagne russe ha suscitato nell’artista. Altrettanto intenso è il potere evocativo dell’immaginario delle leggende mongole. Immagini tipiche del cristianesimo sono mescolate con altre di carattere pagano e sciamanico. Sono presenti anche tracce della tradizione pittorica tedesca, che conobbe durante il suo soggiorno in Germania. In alcuni quadri è possibile riscontrare l’inquietudine di Kandinsky nei confronti dell’Unione Sovietica e il presagio delle prossime tragedie del secolo, come in “Secondo schizzo per quadro con bordo bianco”.
Kandinsky fu il capostipite di una scuola di astrattisti russi, tra i quali si possono annoverare (e contemplare nel corso della visita) Burljuk, Denisov, Larionov, Ekster e Filonov. Questo insieme di artisti si pose l’obiettivo di stabilire un legame tra l’arte primitiva e l’astratto, creando un’estetica dal sapore più orientale che occidentale. La figura dello sciamano, diffusa nelle campagne dell’Asia centrale, è illustrata attraverso una serie di vari oggetti. Il bastone è concepito come l’albero attraverso il quale è possibile comunicare con la divinità.
I grembiuli sono fatti con pelli di animali, spesso sacrificati in onore degli adorati dei. I tamburi servono a scandire il ritmo dei riti e sono intarsiati con incisioni raffiguranti scene della quotidianità.
È presente, inoltre, un costume integrale, indossato dallo sciamano per proteggersi dai pericoli della sua professione e per far sentire ancora di più il peso dell’incontro con l’entità divina.
Stefano Summa