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Acqui Terme è una cittadina che conta circa 22.000 abitanti. Come in tutti i luoghi c’è chi viene, chi resta, chi non se n’è mai andato. A volte si dà per scontato che chi abita in un posto così piccolo non abbia mai mosso un piede nel resto del mondo. Eppure c’è una persona, che lavora in un piccolo negozio, che fa la spola tra il Piemonte e l’Africa. E tanti non lo sanno. Enrico Minasso, classe 1961, lavora come fotografo dal 1986. Quando gli chiedo di raccontarmi qualcosa della sua professione, mi rivolge un sorriso disarmante: “Cosa dovrei dirti? Io vivo di fotografia. Oltre che essere il mio mestiere è la mia ragione di vita”. Mentre lo dice posso leggere nei suoi occhi la passione, la tenacia, vedo anni di pellicole ed ore passate in camera oscura tra l’odore dei prodotti chimici e le mollette sui negativi. E anche l’Africa è una passione? “Diciamo che ogni due anni sento la necessità di scappare lì”. Ma perchè proprio lì? Enrico ci pensa un po’prima di rispondere. Guarda in basso con gli occhi persi nel vuoto e poi dice “La luce. C’è una luce diversa”. Il fotografo si è recato in Africa per diletto e per lavoro. Infatti ha collaborato diverse volte con l’associazione Amici del Mondo World Friends Onlus, nata con l’obbiettivo di intervenire nelle zone più povere del mondo. Suo fondatore è Gianfranco Morino, anche lui acquese. Da questa unione nasce il libro fotografico Neema, con l’intenzione di descrivere la realtà del Neema Hospital e documentare il lavoro del personale fra le baraccopoli. Oltre che a Nairobi, in Kenya, Enrico è stato anche in Mali ed in Etiopia. La gente che ha incontrato in queste zone è povera e, come tutta la gente povera, sono ospitali e sorridenti. “Le fucine di Bamako”, altro libro fotografico, mostra le immagini dei fabbri del Mali. “Sono tutti muscolosi: dopo averne ritratto uno, mi sono avvicinato confrontando i miei muscoli con i suoi. È scoppiato in una risata davvero fragorosa!”. Enrico mi spiega che ha pensato e provato a cambiare città, ma a causa di situazioni e scelte personali, è rimasto nell’acquese. Però il virus del viaggio non l’ha abbandonato. “Sono curioso di tutto, anche del conoscere stili e mondi diversi”. In Africa, il fotografo si è anche fatto degli amici: “C’è un anziano che chiamo l’uomo col sorriso. Tutte le volte che torno mi accoglie con i suoi denti bianchissimi. L’ultima volta, però, aveva un nuovo dente d’oro!”. A sentirlo, sembra felice. Forse, a volte, bisogna andarsene per poter ritornare.

Ilaria Zanazzo

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