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Fino a settembre in esposizione al Museo del Novecento di Milano

Le tappe salienti della produzione del maestro della Pop Art

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Al Museo del Novecento di Milano (ospitato presso il Palazzo dell’Arengario, vicino al Duomo) è in esposizione fino all’8/9 “Andy Warhol’s Stardust”, mostra nella quale sono esibite alcune delle più note stampe dell’artista americano, facenti parte della collezione Bank of America Merrill Lynch. Il percorso espositivo permette di conoscere diverse tappe salienti della produzione artistica di uno dei maestri della Pop Art, descrivendo per ogni opera il contesto sociale e storico-artistico nel quale essa è stata concepita attraverso brevi testi e citazioni. L’allestimento, a cura di Fabio Fornasari, vede le serigrafie disposte in un corridoio come se si trattasse di un “supermarket dell’arte”, dove ogni tela assume eguale importanza in qualità di oggetto di consumo.
Warhol-1Sono presenti stampe dalla metà degli anni ’60 all’inizio degli anni ’80, messe in ordine non cronologico. Si passa da “Birmingham Race Riot” (1964), eseguita nel ’63 utilizzando una fotografia di Charles Moore, raffigurante un momento di tensione durante la rivolta razziale nella città dell’Alabama, avvenuta il 3 maggio ‘63, a “Marilyn” (1967), una delle 30 composizioni che Warhol le dedicò dopo la tragica morte.
Spicca “Campbell’s Soup II” (1969), la rappresentazione di 10 esemplari delle famose confezioni di zuppa, paragonate dall’artista alla Gioconda (“la scollatura del vestito è simile al fondo del barattolo, i contorni della testa e della gola a quelli della lattina, il sorriso ha la stessa incurvatura dell’etichetta”).
“Flowers” (1970), “Sunset” (1972) e “Space Fruit” (1979) sottolineano una visione artificiale e industriale della natura, veicolata da una riproduzione meccanica dei soggetti a puro scopo decorativo. Inoltre, la scelta di trattare più volte il medesimo tema in condizioni differenti consente un parallelo con l’impressionismo. “Grapes” (1979) si distingue dalle succitate serie per l’utilizzo della polvere di diamante, che conferisce alle serigrafie un’aura di preziosità.
Di grande interesse sono i ritratti di personaggi famosi, come “Muhammad Ali” (1979) e “Ten Portraits of Jews of the Twentieth Century” (1980), collezione intitolata ai più importanti esponenti della cultura ebraica (Franz Kafka, Gertrude Stein, Louis Brandeis, George Gershwin, i fratelli Marx, Martin Buber, Albert Einstein, Golda Meir, Sarah Bernhardt e Sigmund Freud).
Warhol-2Warhol intese però assegnare eguale dignità anche a personaggi mitici, eroi di fumetti e cartoni animati con “Myths” (1981), in cui si può riconoscere Mickey Mouse, Superman, Dracula, Santa Claus, Uncle Sam e la strega de “Il mago di Oz”, oltre a un autoritratto dell’autore.
Nient’affatto secondari sono i lavori legati al mondo della musica, in particolare le copertine degli album “Sticky Fingers” (1971) dei Rolling Stone e “The Velvet Underground & Nico” (1967) dei Velvet Underground. Entrambe presentavano un elemento d’interattività. Nella versione LP di “Sticky Fingers”, infatti, era possibile abbassare la zip dei pantaloni e scoprire all’interno la celebre “linguaccia” della band britannica e il paio di mutande del modello di copertina (con un vistoso turgore fallico). Nelle prime copie di “The Velvet Underground & Nico” (di cui fu “mentore” poiché fu egli a presentare alla band di Lou Reed la chanteuse tedesca), rimuovendo l’adesivo sopra la banana, si rivelava una versione rosa shocking del medesimo frutto (maliziosa allusione al membro maschile).
Ci sono anche alcune copertine di “Interview”, la rivista di celebrità e moda che Warhol fondò nel 1969, e le serigrafie della serie “Andy Mouse” (1986), tributo di Keith Haring a colui che definì “un maestro per una generazione di artisti, presente e futura, […] cresciuti con il Pop, che hanno guardato la televisione sin da quando sono nati, che capiscono la cultura digitale”. Per maggiori informazioni vi consigliamo https://www.artsy.net/artist/keith-haring

 

Stefano Summa

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