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Forse il mondo ha ereditato il suo inizio

dal rispetto per il pianto di un bimbo,

per il bene che non è mai scontato,

per le parole che chiamano per nome.

Rispetto che non tradisce,

mai scompare,

neppure quand’è oppresso

dalla cecità della rabbia,

dalle rese annunciate

dei padri e delle madri,

dei popoli che disconoscono

i carichi delle disattenzioni,

delle pratiche disamorate,

dei colpi inferti dall’indifferenza.

Rispetto per il legno contorto,

per i chiodi arrugginiti,

per le braccia sospese a mezz’aria,

per quanto rimane della compassione.

Rispetto per chi arranca,

per chi inciampa,

per chi cade,

per coloro che non sanno reagire,

calpestati e dimenticati.

Rispetto per gli eroi,

non quelli di carta pregiata,

per gli altri,

annientati,

non ci sono più.

Rispetto per gli innocenti

sovente senza giustizia,

i colpevoli in ginocchio

a pagare con dignità.

Rispetto per chi onora il patto di lealtà,

per chi non fugge al vicolo cieco,

per chi cammina al centro della propria strada,

per chi non frequenta mansueto

le fosse scavate a misura.

Rispetto per le donne, i bambini, gli anziani,

per chi non può difendersi,

per chi rimane indietro,

per chi non ce la fa,

per chi non ha più voce e

disturba nella sua presenza,

chi volge lo sguardo da un’altra parte.

Rispetto per le cose, le parole, i numeri,

le persone che non sanno contare,

ma sanno amare senza applauso di ritorno.

Rispetto per chi non è capace di salvarti

ma ti aiuta a ben camminare,

per chi non crede ma non ti maledice,

per chi s’appassiona e

non s’accontenta di sopravvivere.

Rispetto per le emozioni,

disegnate radiose sulle labbra,

le altre circoncise al basso dello sguardo,

emozioni dispiegate al vento,

non stanno prigioniere dell’ormeggio,

scivolano dietro le spalle,

dove sta eretta la colonna vertebrale,

liberano dai ceppi, dai pesi onnipotenti,

dalle mimetizzazioni commiseranti.

Rispetto per i più giovani,

imbizzarriti,

claudicanti,

ragazzi dai passi perduti,

traditi e feriti,

una volta ancora,

per non avere imparato a chiedere aiuto.

Rispetto per le tante assenze

sparse all’intorno,

risorgono, fanno presenza,

nella nostra umanità

derelitta e sconfitta.

Rispetto per la Croce

che non ha mai fatto del male,

per quell’Uomo che il male l’ha ricevuto.

Rispetto per quella mano sconosciuta

che improvvisamente si tende,

stringe forte la tua,

sradicandoti letteralmente

dal buco nero profondo.

Rispetto, occorre rispetto

in questa Santa Pasqua,

tutto l’ amore di cui siamo capaci

per tentare di essere persone migliori.

Vincenzo Andraous

Di Fausta Dal Monte

Giornalista professionista dal 1994, amante dei viaggi. "La mia casa è il mondo"

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