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Nel primo weekend di marzo spicca nella programmazione cineamtografica il nuovo film di Ferzan Ozpetek, Rosso Istanbul, tratto dall’omonimo romanzo dedicato dal regista turco alla madre. L’ambientazione è, a vent’anni di distanza da Bagno turco, ancora una volta quella del paese nativo di Ozpetek, ma quella messa in scena è solo in minima parte la Istanbul reale: si tratta, piuttosto, di un paesaggio interiore, onirico, con atmosfere antonioniane (vedi la sequenza di chiusura); una dimensione dell’anima, a tratti popolata di fantasmi. Orhan Sahin (Halit Ergenç) è uno scrittore che ha raggiunto il successo grazie a un unico libro, una raccoltya di favole anatoliche. Un dramma familiare lo induce a lasciare Istanbul, cui fa ritorno a vent’anni di distanza, invitato da un famoso regista, Deniz Soysal (Nejat Isler) perché funga da editor per il suo libro di memorie autobiografiche. L’incontro con i familiari di Deniz, con la sua amica Neval (Tuba Büyüküstün), e soprattutto la sua misteriosa e imprevista scomparsa condurranno Orhan in un viaggio dentro una Istanbul seducente e straniante, oltre che all’interno delle pagine di un romanzo dal quale l’ex scrittore sembra attingere nuova linfa. Film di lentezze e smarrimenti esistenziali, girato con uno stile inconsueto per il regista, Rosso Istanbul sembra esso stesso girare un po’ a vuoto, tra intensità di sguardi e volti e dialoghi talmente letterari da apparire artefatti.

Logan-The Wolverine di James Mangold conclude alla maniera di un western malinconico e crepuscolare la saga del mutante Logan (Hugh Jackman), in una El Paso del 2029 in cui questa particolare specie è oramai in via di estinzione. Logan è ridotto al ruolo di autista, il Professor X (Patrick Stewart), novantenne, ha sempre meno poteri, un intero mondo si sta lentamente decomponendo; ma quando una donna messicana, Gabriela (Elizabeth Rodriguez), chiede aiuto per accompagnare una misteriosa ragazzina undicenne, Laura (Dafne Keen), nel North Dakota l’avventura ricomincia. Pellicola di genere, fumettistica e aggressiva, ma anche controcanto nostalgico dei precedenti film della saga, Logan-The Wolverine si avvale di una serrata e avvincente struttura narrativa. Per appassionati.

Al Cinema Teatro Macalle’ di Castelceriolo è in programmazione Per mio figlio diretto da Frédéric Mermoud, tratto dal romanzo Moka di Tatiana de Rosnay. Il film racconta la storia dell’incontro tra due madri, Diane Kramer (Emmanuelle Devos), fuggita dalla clinica di Losanna in cui è ricoverata con l’intenzione di trovare e fare giustizia del misterioso automobilista che ha investito suo figlio, e Marlène (Nathalie Baye), sfuggente e altrettanto misteriosa. Ha inizio, così, un lento avvicinamento reciproco, fatto di attrazione e desiderio di scoperta, all’inseguimento di una verità dolorosa per entrambe. Mermoud dà corpo e densità di immagine a due atipiche figure femminili, anche grazie alla bravura delle due attrici protagoniste. Un dramma dei sentimenti, forse non del tutto risolto, ma intenso ed elegante.

Barbara Rossi

 

 

 

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