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“Parrebbe che con sentenza del 12 luglio; la Cortedi Giustizia dell’Unione Europea abbia confermato il divieto di commercializzare le sementi delle varietà tradizionali e diversificate che non sono iscritte nel catalogo ufficiale europeo”. Questo l’allarme lanciato dal Consigliere Regionale Marco Botta; che ha presentato su questo importante argomento un’interrogazione a Palazzo Lascaris.

“Fin dal 1998 è in vigore una direttiva della Comunità europea che riserva la commercializzazione e lo scambio di sementi alle ditte sementiere multinazionali; vietandolo agli agricoltori. Ciò che i contadini hanno fatto per millenni è diventato un delitto. Con questa sentenza sono messe fuorilegge anche le associazioni di volontari impegnati nel recupero delle varietà antiche e tradizionali – ne esistono di benemerite anche in Italia – che commettono il crimine di preservare e distribuire a chi le chiede sementi fuori del catalogo ufficiale” – prosegue Marco Botta – “Parrebbe che la sentenza abbia preso di mira specificamente una di queste associazioni; la francese Kokopelli; che si batte per la biodiversità. Già nel 2008 questa associazione era stata condannata; per scambio di sementi antiche; a una multa di 35 mila euro: esosa punizione per un gruppo di volontariato; volta a renderne impossibile di continuare l’attività. Invece l’attività è continuata; grazie allo sforzo e ai contributi dei volontari. Sicchè oggi; un’altra grossa società che l’ha trascinata in giudizio davanti alla Corte d’appello di Nancy; la «Graines Baumaux»; approfittando della sentenza della Corte europea ha chiesto ai giudici francesi di imporre a Kokopelli di pagare 100 mila euro per danni e inoltre – esplicitamente – «la cessazione di tutte le attività dell’associazione»; pericolosa per il business ; alla faccia della libertà d’opinione e d’azione”.

La direttiva europea non vieterebbe direttamente lo scambio di sementi antiche. Se si chiede di includere queste varietà nel catalogo ufficiale lo si ottiene – pagando – e da quel momento diventa legale commerciarle.

“Parrebbe che la Corteeuropea; nella sua motivazione ; ha giustificato il divieto del commercio delle sementi antiche e tradizionali con l’obbiettivo; che giudica superiore ad ogni altro; di ottenere «una accresciuta produttività agricola»; concetto che ripete per 15 volte nel testo. Due volte però la Cortegiunge a sostenere che la legislazione proibizionista in vigore serve a scongiurare «la coltivazione di sementi potenzialmente nocive». – conclude il Consigliere Regionale alessandrino – “Le sementi antiche e tradizionali sono già il risultato di una selezione – una selezione compiuta dagli esseri umani da diecimila anni – con l’ovvia conseguente eliminazione di specie «potenzialmente nocive» fin dalla preistoria; e che queste piante hanno nutrito la popolazione europea da millenni.

La drastica riduzione delle varietà e la preferenza date alle artificiali che questa sentenza porta; non solo ridurrà ancor più la biodiversità; ma priverà l’alimentazione degli europei delle 15-30 mila sostanze (se ne scoprono di continuo di nuove) immuno-attivanti; antio-ossidanti; coenzimatiche; essenziali per la salute umana che si trovano nelle verdure e frutta naturali.. Già la coltivazione con fertilizzanti eccessivi «impedisce alle piante di assorbire dal terreno i minerali più importanti; come Selenio; Germanio; Ferro…» per non parlare dell’impoverimento dovuto alla conservazione in celle frigorifere; o l’avvelenamento da pesticidi.

Marco Botta chiede quindi alla Giunta Regionale quali “provvedimenti intenda assumere al riguardo”; ritenendo di particolare importanza e urgenza “far pressione sul Governo Nazionale al fine di far modificare questa decisione; sensibilizzando i Parlamentari Europei piemontesi relativamente a questa tematica assolutamente non condivisibile”.

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