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E’ stata recentemente pubblicata sul sito del Ministero dell’Ambiente, la Relazione tecnica e di compatibilità generale “CANTIERIZZAZIONE – PRIMO STRALCIO”, che riporta l’identificazione dei lavori relativi al primo lotto del Terzo Valico, previsti per i primi sei mesi.

Dall’analisi del documento si rileva come, il General Contractor Co.Civ. (Consorzio Collegamenti integrati veloci), in considerazione che “l’attuale indisponibilità dei siti di riutilizzo del materiale di scavo, non consente la loro gestione come sottoprodotti ai sensi del DM161/2012 e dà luogo alla necessità di gestire gli stessi ai sensi del D.Lgs.152/2006 e s.m.i. Per tale ragione, al fine di permettere l’avvio dei primi lavori propedeutici del “Terzo Valico”, sono stati individuati centri di recupero e discariche regolarmente autorizzati al trattamento dei suddetti materiali di scavo” (cit. punto 2.1 della relazione).
Le quantità indicate per i sei mesi sono pari a quasi 80.000 metri cubi di materiale, 74.000 dei quali destinati al conferimento presso la discarica S.A.P. (Servizi Ambientali Piemontesi) di Spinetta Marengo, in una zona compresa tra i centri abitati di Spinetta, Castelceriolo e Cascinagrossa. Calcolando la capacità media di carico di un camion in 20 metri cubi, possiamo considerare per difetto un numero di oltre 7.000 viaggi tra andata e ritorno.

Nel progetto i materiali di scavo vengono caratterizzati come rifiuto CER 170504; questa indicazione del tipo di rifiuto caratterizza terre e rocce da scavo prive di amianto.
Il materiale da conferire proverrà da cantieri previsti in Val Lemme e Arquata Scrivia, zone in cui la presenza di amianto é già stata accertata, sia dai tavoli tecnici regionali, che da sondaggi effettuati per altri progetti come quello del parco eolico Enel Green Power previsto sul Monte Porale. Il progetto è stato abbandonato proprio per l’altissima presenza di amianto risultata nella quasi totalità dei sondaggi; presenza che, avendo raggiunto punte di 250 grammi per chilo, faceva ritenere pressoché certa l’esistenza di amianto all’interno di queste rocce da scavo. Pertanto le rocce dovrebbero essere catalogate diversamente e soggette a verifiche di controllo e procedure di smaltimento molto più rigide ed onerose, mentre, con la metodologia scelta, verifiche ed analisi sono di spettanza di chi scava e di chi riceve il materiale anche come autocertificazione.

Prendiamo atto che L’Arpa, interpellata in merito dai Comitati Locali, ha chiaramente indicato di non poter compiere alcuna azione preventiva nonostante l’altissimo rischio di presenza di amianto, ma che potrebbe solo eventualmente effettuare controlli su mezzi in uscita dai cantieri o in entrata nelle discariche.

La posizione del M5S di contrarietà all’opera, per la sua utilità mai chiaramente dimostrata e per i rischi a carico della salute dei cittadini, é da noi sempre stata evidenziata.

Già nel mese di agosto 2012, venne presentato dal nostro Gruppo Consiliare un ordine del giorno nel quale si richiedeva espressamente che il Comune di Alessandria vietasse sia il conferimento che il passaggio dei mezzi trasportanti lo “smarino” sul territorio comunale, ordine del giorno poi discusso ad inizio dicembre. Il Sig. Sindaco di Alessandria, a seguito dell’o.d.g., ritenne di emettere un proprio documento nel quale, pur subordinandola all’assenza di un ritorno utile per la città in materia di logistica, esprimeva contrarietà all’opera e “la volontà di opporsi all’uso del territorio con ogni strumento a sua disposizione”, come votato il 3 Dicembre 2012 in Consiglio Comunale; posizione ribadita dal Sig. Sindaco più volte, anche recentemente.

Esprimiamo ancora una volta il nostro fermo convincimento che la tutela della salute dei cittadini e delle generazioni future, debba prevalere su ogni altra motivazione, specie se inesistente, visto il chiaro abbandono del progetto sulla logistica Alessandrina; pertanto chiediamo con fermezza all’Amministrazione Comunale di Alessandria di ribadire quanto indicato dall’Ordine del Giorno del 3 Dicembre 2012 e di attivarsi per impedire che i 74.000 metri cubi di materiale ad altissima probabilità di contenere amianto, vengano conferiti sul territorio comunale, in una zona già gravata da altre emergenze ambientali di dominio pubblico, ottemperando così al compito primario di tutela dei diritti e della salute dei cittadini e dell’ambiente.

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