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Acquese e Tortonese le zone che stanno pagando le spese maggiori. Lacrisi del mercato ortofrutticolo sta mettendo in serio pericolo l’intero settore della frutta made in Italy; assumendo contorni decisamente più preoccupanti di ogni altra previsione. E’ determinante; in un momento come questo; promuovere e far conoscere il valore di prodotti ai quali tantissime persone devono rinunciare per i proibitivi prezzi al dettaglio mentre è crisi profonda nei campi. Le zone dell’Acquese e del Tortonese sono; senza dubbio; quelle che ne stanno risentendo maggiormente; dove le cifre della produzione parlano da sole: circa 700 ettari per una produzione stimata in 180.000 quintali di prodotto. Ottima qualità per un prodotto d’eccellenza ricercato e dalla chiara fama come; ad esempio; la pesca di Volpedo; costretto ad essere svenduto dai produttori ma che viene venduto a peso d’oro aumentando anche del 500% il valore iniziale nei vari passaggi dal campo alla tavola: una situazione che ha dell’incredibile! Da una parte le imprese agricole che rischiano di dover abbattere le piante; dall’altra i prezzi che aumentano di oltre cinque volte (+ 427 per cento) nel passaggio dal campo alla tavola dove i coltivatori sono costretti a svendere il frutto dell’estate; la pesca appunto; a poche decine di centesimi di euro al chilo; ben al di sotto dei costi di produzione. Informazioni che devono essere portare all’attenzione dei consumatori. “La causa va ricercata – precisano il presidente e il direttore della Coldiretti alessandrina Roberto Paravidino e Simone Moroni – nella moltiplicazione dei prezzi dal campo alla tavola che ha reso più onerosi gli acquisti; ma ha anche fatto crollare il reddito degli agricoltori che negli ultimi quindici anni sono stati costretti ad abbattere quasi la metà delle coltivazioni di pesche in Italia. La scomparsa del frutteto italiano ha effetti economici; ambientali; paesaggistici ed anche per la salute perché rischia di privare i consumatori della freschezza di prodotti indispensabili per la salute raccolti vicino a casa. L’ampia forbice dei prezzi tra produzione e consumo dimostra che c’è spazio da recuperare per garantire redditi soddisfacenti per le imprese ed acquisti convenienti per i consumatori” “Le motivazioni della crisi – continuano Paravidino e Moroni – sono congiunturali come l’andamento meteorologico che ha provocato la maturazione contemporanea di produzioni e l’emergenza dell’ ”Escherichia Coli” che ha causato il contenimento dei consumi; ma sotto accusa ci sono soprattutto l’inadeguatezza delle normative comunitarie per la prevenzione e la gestione delle crisi di mercato e la distribuzione commerciale che non è riuscita fino ad ora ad arrivare ad offrire prodotti di qualità al giusto grado di maturazione e ad un prezzo equo per produttori e consumatori.” Un dato allarmante: gli acquisti di frutta e verdura delle famiglie italiane sono passati da 450 chili a famiglia all’anno del 2000 ai 350 chili del 2010; con una riduzione di ben 100 chili annui (-22 per cento). Il calo continua anche nel 2011 con i consumi familiari di frutta e verdura che sono diminuiti del 9 per cento nel primo trimestre; dopo che nel 2010 le famiglie italiane hanno acquistato 8;3 milioni di tonnellate di ortofrutta per una spesa complessiva di 13 miliardi; di cui circa 4;5 milioni di tonnellate gli acquisti di frutta e 3;8 milioni di tonnellate quelli degli ortaggi. Secondo l’ultima indagine dell’Antitrust sul settore ortofrutticolo i prezzi mediamente triplicano (+200 per cento) dal campo alla tavola; ma possono anche quadruplicare (+ 294 per cento) per la filiera lunga (presenza di 3 o 4 intermediari tra produttore e distributore finale).

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