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Nel pomeriggio di domenica 8 settembre, la madre di una ragazza 25enne del tortonese si presentava presso il Comando Stazione Carabinieri di Pontecurone denunciando che la figlia, in visita a una zia residente in provincia di Pavia, dopo essere uscita per andare a cena e al cinema con un amico, non aveva fatto più rientro a casa. L’ultima volta l’avevano sentita al telefono: una conversazione trafelata in cui la giovane aveva raccontato di essere stata picchiata, lasciando ad intendere che ciò fosse in qualche modo riconducibile a pregresse vicende tra le quali un grave fatto di cronaca accaduto lo scorso mese di luglio, che aveva avuto come vittima il padre. Dopo quell’ultima telefonata i genitori non erano più riusciti a mettersi in contatto con la figlia, il cui cellulare risultava sempre spento.

Il fatto a cui aveva fatto riferimento la giovane risale al 20 luglio scorso, quando in località Brugna di Pontecurone, un gruppo di tre persone della stessa famiglia – di origine sinti – che stava chiacchierando dinanzi alla propria abitazione, nei pressi della quale vi erano anche due bambine che stavano giocando, era stato oggetto di colpi d’arma da fuoco. I tre avevano improvvisamente notavano sopraggiungere a forte velocità, in retromarcia, un furgone di colore chiaro. L’autista del mezzo, casualmente ostacolato nella prosecuzione della marcia dall’auto della famiglia parcheggiata proprio in prossimità della porta d’ingresso, aveva arrestato la corsa e, sceso dal veicolo, dopo avere detto qualcosa all’indirizzo dei presenti (tra le quali il fatto che egli avesse legami con la ‘ndrangheta) e minacciato di morte uno di loro, esplodeva nei confronti di quest’ultimo due colpi d’arma da fuoco con un revolver, dandosi poi alla fuga. Solo per caso, i colpi non attingevano l’uomo, che riusciva fortunosamente a ripararsi dietro la sua vettura e a dare l’allarme ai Carabinieri. Questi ultimi, prontamente intervenuti, a seguito di rapide e tempestive indagini riuscivano a individuare, rintracciare e ad arrestare il responsabile.

Nel denunciare la scomparsa della ragazza, i genitori esprimevano il timore che la figlia fosse trattenuta contro la sua volontà e che le sue conversazioni telefoniche fossero in qualche modo controllate da qualcuno che le era vicino. Pertanto, i Carabinieri attivavano immediatamente le ricerche della giovane, orientandole innanzitutto verso il soggetto con il quale, fino a poco tempo prima, ella aveva intrattenuto relazione sentimentale: un 30enne agli arresti domiciliari in attesa di essere processato a seguito di una rapina commessa a Piacenza, per la quale era stata arrestata, con l’accusa di aver concorso nel reato, anche la ragazza scomparsa.

I controlli permettevano di così di constatare, anche con l’ausilio dei Carabinieri e della Polizia di Voghera (PV), località in cui il 30enne ed ex fidanzato della ragazza si trovava agli arresti domiciliari, che l’uomo si era allontanato dall’abitazione rendendosi irreperibile, assumendo così, di fatto, lo status di evaso.

Tra le varie ipotesi al vaglio degli investigatori, quindi, anche il sequestro di persona, ancorché i genitori riferivano che la figlia nel corso di alcune telefonate aveva chiesto loro di “ritirare” la denuncia di scomparsa, senza tuttavia voler dire loro dove effettivamente si trovasse ed in compagnia di chi, interrompendo sempre le conversazioni dopo poche battute e spegnendo subito dopo il cellulare.

La situazione destava particolare attenzione sia nei Carabinieri che nelle Procure interessate – Alessandria e Pavia – anche per le analogie con la drammatica vicenda venuta alla ribalta, proprio in quei giorni, sfociata nell’omicidio di una giovane donna in provincia di Piacenza, ad opera del suo ex fidanzato.

Le serrate indagini conducevano all’individuazione di un giovane residente a Pavia che aveva trascorso con la ragazza la serata precedente alla sua scomparsa, il cui racconto creava ulteriore allarme. Infatti, questi raccontava ai militari che dopo aver cenato ed essere andati al cinema, la giovane gli aveva chiesto di accompagnarla in un posto – a seguito di indagini risultato essere la frazione Oriolo di Voghera – dove aveva un appuntamento con l’ex fidanzato. Il testimone riferiva di avere condotto la ragazza, con la propria autovettura, in una zona da lei indicata, ove erano presenti alcune cascine, una delle quali a detta dalla 25enne era quella in cui aveva l’appuntamento. L’accompagnatore avrebbe dovuto parcheggiare e attenderla. Non appena la ragazza scendeva dal veicolo, alcune persone aggredivano entrambi, cagionando loro lesioni per le quali non ricorrevano, nonostante le evidenti tumefazioni e il copioso sanguinamento dal naso dell’uomo, alle cure dei sanitari. Gli aggressori danneggiavano anche l’autovettura, ammaccando la carrozzeria e rompendo gli specchietti retrovisori.

Sul posto intervenivano i Carabinieri della Compagnia di Stradella, chiamati dal ragazzo che temeva di essere ancora seguito dagli aggressori. Nella circostanza, la ragazza riferiva di non volere presentare denuncia e rinunciava al soccorso di ambulanza, allontanandosi da sola al termine degli atti di rito, mentre il ragazzo, apparso molto spaventato, faceva ritorno a Pavia.

Con il sospetto che l’allontanamento della ragazza e l’evasione del presunto ex fidanzato non fossero solo una coincidenza, gli investigatori iniziavano a scandagliare le abitudini di chi poteva avere dato ospitalità all’evaso e/o alla ragazza, individuando una donna con pregiudizi di polizia che, dopo essere stata vicina di casa della scomparsa, si era da poco trasferita a Basaluzzo.

Il dispositivo predisposto alla ricerca dell’evaso e della scomparsa veniva quindi dirottato in quel Comune, dove venivano controllate le vie di accesso alla città e all’abitazione della donna e visionate le immagini delle telecamere di sorveglianza. Proprio nelle riprese di una telecamera veniva immortalata la giovane mentre usciva da una rivendita di tabacchi in compagnia di un uomo, con il quale saliva a bordo di un veicolo che risultava essere intestato proprio alla ex vicina di casa.

Lunedì è scattato il blitz.

I Carabinieri hanno atteso che la giovane uscisse dall’abitazione dell’ex vicina di casa, nella circostanza in compagnia di un uomo, e l’hanno seguita per alcune centinaia di metri lungo la strada, al fine di farla uscire dal campo visivo degli eventuali occupanti dell’appartamento, quindi l’hanno bloccata: aveva graffi sul viso e tumefazioni al volto e agli occhi.

L’uomo in sua compagnia non opponeva resistenza.

In breve tempo, si stabiliva che l’allontanamento della ragazza era stato volontario e, pur confermando l’aggressione patita, la stessa rifiutava il rientro nell’abitazione della propria famiglia.

L’atteggiamento induceva i Carabinieri a sospettare che all’interno dell’appartamento da cui era appena uscita potesse avere trovato ospitalità e rifugio anche l’ex fidanzato, ufficialmente evaso dagli arresti domiciliari.

In breve tempo, al fine di scongiurare sospetti dovuti al mancato rientro della ragazza, i Carabinieri irrompevano nell’abitazione, sorprendendo LICHTENBERGER Isolino, 30enne di origine sinti, che come ipotizzato si trovava all’interno. L’uomo, che nella circostanza era in cucina, rimaneva letteralmente sorpreso e non opponeva alcuna resistenza all’arresto.

Dopo due notti in camera di sicurezza, l’arrestato è stato condotto presso il Tribunale di Alessandria, dove è stato convalidato il suo arresto, pur senza l’emissione di misure cautelari a suo carico. In quanto al reato di evasione, LICHTENBERGER Isolino sarà sottoposto a processo presso il Tribunale di Pavia. Ma la sua libertà è durata solo pochi attimi, perché i Carabinieri avevano segnalato la violazione della misura a cui era stato sottoposto anche all’A.G. di Piacenza, la cui Procura richiedeva e otteneva dal G.I.P. l’emissione della misura cautelare in carcere, immediatamente eseguita. L’uomo veniva pertanto condotto presso la casa circondariale di Alessandria.

LICHTENBERGER Isolino, su cui gravano altri precedenti penali, era stato arrestato nel maggio del 2019 dai Carabinieri di Piacenza per avere commesso una rapina impropria in danno di un esercizio commerciale di gastronomia.

La ragazza, dopo il rintraccio, riferiva ai Carabinieri che, per evitare la localizzazione, non usava il telefono quando si trovava in abitazione e per telefonare percorreva diversi chilometri, disattivandolo subito dopo.

Per lei, come per l’evaso, fatali sono state le telecamere, a cui non sono stati attenti a sottrarsi.

Il comportamento è costato alla ragazza una denuncia alla Procura della Repubblica di Alessandria per favoreggiamento all’evaso, in concorso con la coppia che gli aveva fornito ospitalità.

Di Fausta Dal Monte

Giornalista professionista dal 1994, amante dei viaggi. "La mia casa è il mondo"