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Non sarà solo l’occasione per tornare sul territorio e trasmettere in modo efficace e concreto “l’Italia che vogliamo”. Sarà prima di tutto un’importante opportunità di crescita e per ribadire che questo è il tempo del fare, tutti assieme, con un unico obiettivo: la crescita delle imprese, difendendo il valore della territorialità, bene non omologabile.

“Abbiamo il diritto e dovere di contagiare la società sulla nostra idea di futuro e possiamo farlo perché ne abbiamo i mezzi e le capacità”.

Si riparte, dunque, mercoledì dalla zona di Castelnuovo Scrivia, tenendo ben presente questo messaggio del presidente Sergio Marini per organizzare gli incontri sindacali che toccheranno tutta la provincia, sul progetto della filiera tutta agricola e tutta italiana.

Queste riunioni avranno uno scopo ben preciso: far capire, divulgare e apprezzare il Progetto per il Paese di Coldiretti. Infatti, giunti a questo punto è inammissibile che il Progetto,  sia apprezzato e condiviso da coloro che non fanno parte della Coldiretti mentre, proprio coloro che dovrebbero divulgarlo e conoscerlo ne ignorano parti importanti oppure lo conoscono solo per sommi capi.  Dopo essere scesi sul territorio, zona per zona, ed aver incontrato la base portando quelle che sono le ultime novità tecniche e ricordando importanti scadenze, senza dimenticare l’importante capitolo legato alla Politica Agricola Comunitaria, adesso è giunto il momento di approfondire il discorso sulla filiera “tutta agricola e tutta italiana”.

Il progetto per una “Filiera agricola tutta italiana” valorizza le identità locali come “leve competitive del Paese” per generare sviluppo economico, ma anche qualità della vita dando dignità e titolarità sociale alle imprese agricole.

Un nuovo protagonismo sociale che la gente riconosce positivamente a Coldiretti che da oltre dieci anni ha rotto con il collateralismo ed è diventata titolare delle relazioni sociali che erano invece nelle mani della politica.

“Oggi abbiamo un obiettivo e un traguardo nonostante la crisi e questo ha di fatto marcato una distanza rispetto alla rappresentanza tradizionale perché ci ha fatto aprire all’esterno. – sostengono il presidente e il direttore della Coldiretti di Alessandria Roberto Paravidino e Simone Moroni – Questa strada non è comune alle altre forze di rappresentanza che, di fronte alla crisi, per difendersi, tendono a chiudersi nel corporativismo e nella finta unità”.
Il Progetto di Coldiretti non rifiuta il dialogo e il confronto a prescindere purchè  questo parta da idee chiare sulla strada che si vuole percorrere restando indisponibili ai compromessi al ribasso e a chi vuole solo far perdere tempo. E bisogna essere coscienti che Coldiretti può fare comunque da sola e avere la forza di dimostrare l’ “egemonia culturale” che ha conquistato in questi anni.

Il “protagonismo sociale” di Coldiretti nasce come esigenza economica attraverso il Progetto di “filiera agricola tutta italiana” al quale siamo giunti attraverso un percorso coerente che ci ha portato prima ad impegnarci per la rigenerazione dell’agricoltura verso la qualità e la sostenibilità ambientale e poi nel “patto con il consumatore” per stabilire una alleanza che non ha eguali in altri contesti: conciliare l’interesse delle nostre imprese con quello dell’intera collettività. Per questo il progetto è un’opportunità per le imprese, per il sistema agricolo, per il Paese dove tocca i bisogni della gente. Il progetto riposiziona nella società l’agricoltura il cui valore non è percepito più solo in termini di Pil, ma anche in termini di qualità della vita, di socialità come dimostrano le presenze che affollano i nostri mercati degli agricoltori di Campagna Amica. Il Progetto della “filiera agricola tutta italiana”, partito come strumento economico, è diventato oggi strumento sociale e ci ha posizionato anche rispetto alla politica con la quale ci relazioniamo proprio per il contributo che offre alla realizzazione del progetto.

Durante gli incontri il presidente provinciale Coldiretti Alessandria Roberto Paravidino e il direttore Simone Moroni si soffermeranno sull’importanza di non abbassare la guarda sull’importanza dell’etichettatura trasparente: “Anche dopo il 18 gennaio 2011, data storica per l’etichetta d’origine vissuta da tutti come una vittoria firmata e conquistata da Coldiretti la tracciabilità e l’etichettatura di origine sono un pre-requisito per valutare in modo trasparente i prodotti e dare la possibilità ai consumatori di scegliere consapevolmente. Identificare il Made in Italy è il primo passo per poterlo valorizzare e difenderlo in un mercato globale dove distintività e legame con il territorio sono leve competitive determinanti. Ecco perché è importante  promuovere la filiera “agricola” perché protagonisti sono gli agricoltori dal campo alla tavola, “italiana” perché realizzata con prodotti che provengono esclusivamente dai campi e dagli allevamenti italiani e firmata dagli agricoltori che ci mettono la faccia”.

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