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A Torino vivono in una casa; “ospiti” di una signora che accoglie i feliniabbandonati. Tremila euro al mese per mantenerli
La chiameremo Gabriella; che poi è il suo vero nome; ma di lei non diremo molto di più; solo che ha 69 anni; qualche acciacco; cento gatti che le girano per casa e dal suo balcone; attraverso una fitta trama di reti; si vede la Mole. Il resto sarebbe superfluo. O dannoso: farebbe lievitare a dismisura la sua colonia. «L’ultima risale a qualche giorno fa: una cesta con tre gatti sul pianerottolo».

Il «reclutamento»
Funziona così da anni: Gabriella trova un gatto malconcio e lo porta a casa; se qualcuno decide di disfarsene glielo abbandona sull’uscio. «Nel 2000 avevo quattro gatti e due cani». Gestiva anche qualche colonia felina per conto del Comune. Poi le colonie chissà che fine han fatto; i gatti invece hanno trovato ospitalità in casa sua. Il conto si è fermato a cento. Cifra in costante aggiornamento: «Fortuna che ogni tanto ne riesco anche a piazzare qualcuno. Gli altri continuo ad assisterli in strada». I suoi; quelli domestici; li ha sterilizzati tutti. E per loro ha rivoluzionato un appartamento di sei stanze. Via i mobili; è rimasta solo una libreria zeppa di volumi pensosi: Jung; filosofia orientale; tarocchi; e ovviamente gatti. Via divani e poltrone: meglio brandine; puff; traversine; impalcature; scatole; ceste; tutto allestito per i cento ospiti. Via le porte; «ho preferito mettere le reti; così possono vedere oltre». In tutta la casa è rimasta una porta; quella che protegge i mobili del proprietario. Il resto è spazio libero; con le reti a dividere i gatti di lungo corso da quelli appena arrivati; che si devono ambientare; e tenere alla larga i malati; perché possano curarsi in pace senza infettare gli altri. Lei ogni giorno cambia le lenzuola; pulisce e sterilizza ogni angolo. «I vicini si lamentano della puzza; ma non è vero: io pulisco tutto». Ha ragione; non è vero; ed è tutto limpido; anche se non c’è sedia; armadio; mensola o piastrella su cui non sia poggiato un felino.

I costi
La giostra costa tremila euro al mese. Nel 2000 Gabriella; oltre a quattro gatti e due cani; aveva anche una montagna di gioielli; qualche statua comprata durante gli anni trascorsi in Asia e una casa di proprietà. Si è venduta tutto. «Prima i gioielli. Erano la cosa a cui tenevo di meno. Poi le statue». Quindi la casa: 260 mila euro; polverizzati in pochi anni. Ma Gabriella non gioca d’azzardo; non scommette; non gioca in borsa; non compra vestiti. Spende solo per mantenere i suoi gatti. Oltre a una montagna di debiti; dai veterinari ai negozianti; le è rimasto ben poco. Una statua di Nandi; la mitica cavalcatura di Shiva; comprata sull’isola di Giava. «La prossima volta tocca a lei»; dice con l’aria di chi sta calcolando quanti gatti potrà sfamare. Ci sarebbero anche due piccoli Buddha; ma li terrà. «La fede non si vende».

Del resto; non servirebbe a molto. Il problema; come direbbe qualche economista; è strutturale. Venduta la casa si è trasferita in affitto da un amico. «Per un po’ ho pagato una cifra simbolica; poi nemmeno quella. Ora lui ha bisogno di soldi. Mi ha chiesto di andare via». Ma dove; con 400 euro di pensione; un figlio laureato che si tiene a galla con lavoretti precari e soprattutto cento gatti? Qualche associazione animalista sta provando a cercare una risposta. Anche il Comune si è interessato. Il presidente della commissione Ambiente Marco Grimaldi dice che «questa città ha bisogno di più gattili» ma anche che «Gabriella in questi anni si è fatta carico di tanti animali sfrattati. Però non è facile; in un momento in cui ci sono mille sfratti all’anno: ci vorrà tutta la creatività; del pubblico e del privato; per trovare una soluzione».

Gabriella; al solito; mantiene quell’aria un po’ assente: «Io sono buddista; ho imparato a prendere le cose come vengono. Per me non mi preoccupo. Mi preoccupo per loro. Ma so che verranno con me». Poi si corregge: «Anzi; io andrò con loro».

Chi avesse suggerimenti o soluzioni per risolvere il problema di Gabriella e dei suoi gatti può contattare l’associazione delle Sfigatte che la sta seguendo e scrivere all’indirizzo mail [email protected]

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