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Da domani Papa Benedetto XVI sarà Papa emerito, si è dimesso e vivrà all’interno delle mura vaticane in preghiera e meditazione; ha rinunciato perché troppo stanco e anziano, ha detto di non avere più le forze per compiere al meglio il Suo compito.

Accettiamo la motivazione con profondo rispetto ma ci piace pensare che Papa Ratzinger non sia soltanto stanco fisicamente, ci piace pensare a un umile servo di Dio che ha provato a cambiare i lati oscuri di un potere più secolare che spirituale e che la Sua coscienza da vero e autentico uomo di chiesa lo abbia spinto a una scelta radicale tra il bene e il male. Ci piace pensare che nella Sua stanza in preghiera si sia chiesto che legame ci sia tra lo Ior, il San Raffaele, l’Opus dei, il mistero di Emanuela Orlando, la pedofilia, la politica cardinalizia e il messaggio di Cristo, quel messaggio di amore, povertà e umiltà che ancora giovinetto lo chiamò a una vocazione. Ci piace pensare che abbia cercato invano una correlazione tra la fede vissuta da San Francesco o Madre Teresa di Calcutta e il Vaticano oggi e abbia deciso di scegliere di salvare la Sua anima e rispettare l’autenticità della vocazione, di quella voce che lo chiamò tanti anni fa alla fede più autentica. Stanco perché provato, ha tentato di scardinare un sistema ma si è arreso ma non ha tradito i Suoi principi e ha rinunciato. Se fosse così, Papa Benedetto XVI é e sarà il più grande Papa della storia cristiana.

Di Fausta Dal Monte

Giornalista professionista dal 1994, amante dei viaggi. "La mia casa è il mondo"

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