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A dicembre 2018 il Presidente della Fondazione della Cassa di Risparmio di Alessandria, Pierangelo Taverna, termina il suo mandato e, a suo dire, va felicemente in pensione. In carica dal 2009 ha tirato le fila di migliaia di progetti culturali e socio assistenziali, con un occhio privilegiato per la cultura. Assicuratore prima, politico poi, infine banchiere, presidente e mecenate.

Vari ruoli, quale le è piaciuto di più?

Il politico come si faceva negli anni in cui ero in Provincia e al Comune, (1985-1990 e 2002-2007 ndr) quando ci si guardava in faccia ed eravamo capaci di sfide importanti; non comunicavamo sui social ma riuscivamo a non perdere neanche una lira dei bandi e dei fondi messi a disposizione. Ricordo che in un lasso di tempo brevissimo sistemammo e bonificammo il tetto della scuola Volta, ora si chatta e non si agisce.

Cosa ha caratterizzato la sua Presidenza?

Presiedere una fondazione è un ruolo delicato, ho valutato la realtà e sono stato pronto a nuove esperienze, cercando sempre l’equidistanza e conquistando sul campo la credibilità. Dieci anni fa abbiamo fatto una promessa di sviluppo per il territorio attraverso la nascita dell’università, il miglioramento della sanità e lo sviluppo della logistica; piantati i semi ora si vedono i frutti e prima della fine del mio mandato inizieranno a vedere la luce centri di ricerca per il mesotelioma e le patologie ambientali.

Sulla logistica dopo la tragedia del ponte Morandi cosa cambierà?

La logistica diventa un punto focale per il nostro territorio e può essere l’occasione per accelerarne lo sviluppo.

E’ difficile pensarla come un pensionato, cosa farà?

Mi dedicherò ai miei figli, ai miei nipoti e poi finalmente potrò pensare all’orto, alla mia collezione d’arte e avrò tempo per dipingere.

Cosa dipinge?

Paesaggi impressi nei miei ricordi come le dune infinite di Tarifa in Andalusia.

Qual è la chiave del successo?

Procedere per obiettivi e poi tanti sacrifici e un po’ di fortuna.

Scelga tre aggettivi per definirsi

Normale, normale, normale, inteso come colui che non si veste del proprio ruolo.

Ha amici veri, disinteressati?

Ho amici autentici frutto della conoscenza e successivamente della fiducia e forse ho qualche nemico, qualche invidioso.

Cosa lascia al suo successore e chi sarà?

Lascio una fondazione sana che ha attraversato la crisi mondiale consolidando i suoi bilanci, senza debiti e con quello che si definisce come una scorta che è passato da 8 milioni del 2009 ai 23 milioni del bilancio corrente. Vorrei come successore Fabrizio Palenzona, gliel’ho chiesto, non ha detto sì ma neanche no.

Se non fosse di Alessandria dove le sarebbe piaciuto essere?

In collina con una vigna di uva rossa, un albero di fico e uno di pesche.

Qual è il messaggio che lascia alla città?

Buona fortuna!

Fausta Dal Monte

Di Fausta Dal Monte

Giornalista professionista dal 1994, amante dei viaggi. "La mia casa è il mondo"