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Anche per il Comune di Acqui Terme si sta avvicinando la data fatidica del 31 Dicembre 2013, termine entro il quale i Comuni con popolazione inferiore ai 30.000 abitanti sono OBBLIGATI a procedere alla dismissione e/o liquidazione delle Società partecipate.

La norma che sancisce tale obbligo, contenuta nell’articolo 14 comma 32 del dl 78/2010, la cui portata è apparsa poco chiara fin dalla sua emanazione, è stata oggetto di numerose interpretazioni creando non poche difficoltà applicative in capo agli enti locali.

Fermo quanto previsto dall’art. 3, commi 27, 28 e 29, della legge 24 dicembre 2007, n. 244, i comuni con popolazione inferiore a 30.000 abitanti non possono costituire società. Entro il 31 dicembre 2013 i comuni mettono in liquidazione le società già costituite alla data di entrata in vigore del presente decreto, ovvero ne cedono le partecipazioni. Le disposizioni di cui al secondo periodo non si applicano ai comuni con popolazione fino a 30.000 abitanti nel caso in cui le società già costituite:
a) abbiano, al 31 dicembre 2013, il bilancio in utile negli ultimi tre esercizi;
b) non abbiano subito, nei precedenti esercizi, riduzioni di capitale conseguenti a perdite di bilancio;
c) non abbiano subito, nei precedenti esercizi, perdite di bilancio in conseguenza delle quali il comune sia stato gravato dall’obbligo di procedere al ripiano delle perdite medesime.
La disposizione di cui al presente comma non si applica alle società, con partecipazione paritaria ovvero con partecipazione proporzionale al numero degli abitanti, costituite da più comuni la cui popolazione complessiva superi i 30.000 abitanti.

 

Una cosa è certa, se il comune non adempirà, il Prefetto, investito di poteri speciali, interverrà con una diffida ad adempiere in un determinato tempo, trascorso il quale se il Comune sarà ancora inerte, interverrà un commissario ad acta con poter sostitutivi.

La problematica delle dismissioni societarie “forzate” a carico dei Comuni di minori dimensioni, in altre parole, continua a preoccupare. Anche il Presidente dell’Anci, ha inviato al ministro per gli Affari regionali, Graziano Delrio una lettera dove si esprimono forti preoccupazioni e perplessità. Dopo aver ricordato che tale norma “ancorché modificata più volte negli anni, continua a presentare diverse problematiche, tanto da essere oggetto di pareri interpretativi delle diverse Sezioni regionali della Corte dei conti“, Fassino sottolinea che i problemi derivano dal fatto che la norma “non tiene conto né della specificità di alcuni settori (per esempio la distribuzione del gas, le farmacie e la gestione di reti e impianti comunali), che dovrebbero essere esclusi dall’applicazione della stessa, né delle ripercussioni negative sui bilanci comunali e sui lavoratori, derivanti dall’obbligatorietà a dismettere entro una data imposta“.

L’amministrazione di Acqui Terme sta, pertanto, approfondendo il tema con molta cautela anche perché, senza riportare l’esaustivo elenco delle Società partecipate, basti citarne due tra le più importanti e significative per il territorio: le Terme e la Società Alberghiera. Sicuramente il Sindaco Bertero e la Sua maggioranza, per dirimere su scelte così importanti per la Città aprirà un confronto anche con i gruppi di minoranza.

 

Di Fausta Dal Monte

Giornalista professionista dal 1994, amante dei viaggi. "La mia casa è il mondo"

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